New York - È guerra aperta tra il senatore repubblicano Bob Corker e il presidente americano Donald Trump. Uno scontro iniziato con un duro botta e risposta su Twitter, proseguito poi sulle cannoniere mediatiche a stelle e strisce. Da quando Corker, attualmente presidente della commissione Affari Esteri del Senato, ha annunciato che non si ricandiderà per il seggio del Tennessee nel 2018, si è sentito libero di accapigliarsi con Trump, ed è stato proprio lui a pronunciare le parole più dure. «Il senatore Bob Corker mi ha supplicato di appoggiarlo per la rielezione. Gli ho detto no e si è ritirato (ha detto che non poteva vincere senza il mio endorsement)», ha scritto The Donald sul sito di microblogging, affermando inoltre che il politico gli aveva chiesto di essere nominato segretario di Stato. «Ho detto no grazie», ha proseguito. Parole a cui è seguita la replica perentoria di Corker: «È un peccato che la Casa Bianca sia diventata un asilo per adulti».
Poi in un'intervista al New York Times ha rincarato la dose, dicendosi preoccupato perché Trump si comporta alla Casa Bianca come se «stesse facendo un reality show, The Apprentice o qualcosa del genere». «Dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore la nostra nazione», ha continuato, affermando che le sue minacce avventate verso altri paesi potrebbero portare gli Usa sulla «strada per la Terza Guerra Mondiale».
Intanto, a rendere ancora più incandescente la settimana politica di Trump sono le iniziative annunciate su immigrazione, sanità, e clima. Sul primo dossier, il Commander in Chief ha presentato al Congresso una serie di condizioni che dovranno essere incluse nella riforma e costituiranno la base per negoziare l'accordo sul futuro dei Dreamer, i giovani immigrati protetti dalla deportazione grazie al Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals). Le richieste includono cambiamenti al sistema di rilascio della carta verde, l'assunzione di altre diecimila guardie di frontiera, e la costruzione del muro al confine con il Messico. L'amministrazione Trump vuole il rafforzamento dei confini - per impedire l'ingresso negli Usa di migliaia di minori in fuga dall'America Centrale - come prerequisito per un eventuale accordo con i democratici sui Dreamer. Sul fronte sanità, invece, la Casa Bianca sta mettendo a punto un ordine esecutivo che il presidente potrebbe firmare già giovedì, e consentirebbe di aggirare i limiti imposti dall'Obamacare, per esempio permettendo ai cittadini di acquistare la copertura sanitaria fuori dal proprio Stato.
Nel frattempo, l'amministrazione americana ha lanciato una nuova offensiva sul clima, colpendo un altro tassello dell'eredità di Barack Obama.
Il capo dell'agenzia federale dell'ambiente (Epa), Scott Pruitt, ha annunciato che tutto è pronto per rovesciare le politiche messe in campo dall'ex presidente sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, rottamando il «Clean Power Plan» che taglia le emissioni degli impianti a carbone. «La guerra contro il carbone è finita», ha detto Pruitt. E per gli Usa si prospetta un risparmio di 33 miliardi di dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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