Trump: "Siamo in guerra" Ed è bufera su Giuliani: "Cinque incontri a Kiev"

L'ex sindaco vide i procuratori ucraini Ed è caccia alla talpa: vive sotto protezione

Trump: "Siamo in guerra" Ed è bufera su Giuliani: "Cinque incontri a Kiev"

New York Donald Trump alza il tiro nell'Ucrainagate, mentre è caccia all'identità dell'informatore che ha denunciato la telefonata tra il presidente americano e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. «Siamo in guerra, queste persone sono malate», tuona il tycoon nel corso di un evento a porte chiuse negli uffici della missione Usa all'Onu. In un video visionato dall'agenzia Bloomberg, Trump definisce la talpa «molto faziosa» e ripete i suoi attacchi contro il candidato alle primarie democratiche Joe Biden e suo figlio. La telefonata con Zelensky «non avrebbe potuto essere migliore o più onorevole», scrive poi su Twitter, accusando i fake news media e i democratici di averla «fatta fraudolentemente apparire negativa». «È una continua caccia alle streghe - chiosa - Se quella chiamata perfetta non è considerata appropriata, allora nessun futuro presidente potrà mai parlare nuovamente con un altro leader straniero».

Intanto, è caccia alla talpa, di cui non si sa molto, neppure se sia un uomo o una donna. Il New York Times l'ha solo identificato come un analista della Cia che in passato ha prestato servizio presso la Casa Bianca, e che ora vive sotto protezione. I democratici comunque vogliono avanzare spediti verso il procedimento di impeachment contro il Commander in Chief e gli eventuali capi di imputazione - secondo il Nyt - potrebbero essere redatti entro la fine di ottobre. La speaker della Camera Nancy Pelosi, da parte sua, spiega che i dem si muoveranno «rapidamente», ma «non avventatamente», nell'indagine. Ad ogni modo, sottolinea, «non c'è nulla di cui essere contenti. Questo è un momento triste per il nostro paese». Nel frattempo il Washington Post fa sapere che Rudy Giuliani, nel suo ruolo di avvocato personale di Trump, incontrò cinque procuratori ed ex procuratori ucraini sin dallo scorso anno. A rivelarlo è lo stesso ex sindaco di New York, riferendo che in quei colloqui ottenne informazioni su Hunter Biden, il figlio dell'ex vice presidente che era membro del Cda di una società energetica ucraina, e su quella che lui definisce la collusione tra i dem e Kiev nelle elezioni del 2016. In un'altra intervista, invece, Giuliani spiega che il dipartimento di Stato ha incoraggiato i suoi contatti con il governo ucraino e approvato tutte le sue comunicazioni. Come prova, dice di aver conservato cinque-sei messaggi con Kurt Volker, l'inviato Usa per il paese. Foggy Bottom, peraltro, conferma che Volker mise in contatto Giuliani con un alto collaboratore di Zelensky «su richiesta del consigliere presidenziale Andriy Yermak», precisando però che il legale «non parla per conto del governo Usa». E ora il senatore dell'Asinello Bob Menendez chiama il segretario di stato Mike Pompeo a testimoniare sul ruolo di Giuliani, sottolineando che «resta da chiarire se e che cosa lui e il dipartimento di Stato hanno fatto in risposta a questo comportamento inaccettabile». Sulla vicenda, poi, torna a intervenire anche lo stesso Biden, affermando che Trump ha cercato di «rubare le elezioni», e «avrebbe voluto l'aiuto straniero per vincere al voto». «Non c'è nessuno nella mia famiglia che abbia fatto qualcosa di sbagliato», si difende l'ex numero due di Barack Obama. E da Mosca, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dice di sperare che le registrazioni dei colloqui tra il presidente russo e quello americano «restino classificate».

«Questo tipo di pubblicazione è una pratica insolita», aggiunge commentando la diffusione del testo della telefonata tra Trump e Zelensky. «Vorremmo sperare - sottolinea - e le nostre relazioni bilaterali hanno già problemi abbastanza seri, che non si verifichino queste situazioni».

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