L' accordo sarà «fenomenale». Gli scambi commerciali con gli Stati Uniti «potranno raddoppiare o triplicare». La Brexit «sarà una buona cosa perché il Regno Unito cerca la sua identità». E poi giù dalla torre i due simboli della sinistra inglese, Sadiq Khan e Jeremy Corbyn, definiti «forze negative», con il leader del Labour umiliato pubblicamente per un dettaglio finora tenuto riservato («Mi voleva incontrare, ho detto di no»). Benedizione pubblica, invece, in conferenza stampa, per i tre possibili successori di Theresa May alla guida dei Tory e di Downing Street: Boris Johnson («mi piace da tanto tempo»), Jeremy Hunt («credo farà un ottimo lavoro»), Michael Gove («non lo conosco», ma poi lo incontra a tu-per-tu). E infine faccia a faccia con «l'amico», il leader del Brexit Party Nigel Farage invitato nella sede dell'ambasciata Usa, mentre Boris declina l'invito per un impegno di partito ma resta al telefono con lui per venti minuti.
È un Donald Trump galvanizzato dagli onori ricevuti da Sua Maestà («una donna fantastica») il presidente statunitense che affronta il suo secondo giorno in visita di Stato nel Regno Unito e celebra con enfasi teatrale «la più grande alleanza che il mondo abbia mai conosciuto». Il day two è il momento della politica e di porre le basi per i futuri affari con il Regno Unito post-Brexit, dopo i luccichii di Buckingham Palace. Indifferente alla piazza londinese che manifesta contro di lui («le proteste sono molto piccole, fake news»), The Donald riesce persino a elogiare Theresa May, risparmiandole le stoccate che finora le ha sempre riservato: «Una grande professionista», dice, invitandola persino, scherzosamente, a ritirare le dimissioni che scatteranno venerdì 7 giugno, dopo aver confermato che sulla Brexit lui «avrebbe fatto causa alla Ue, per poi chiudere un accordo».
Gli affari
È il business misto alla politica, ovviamente, il piatto forte di giornata, servito a colazione, durante l'incontro con imprenditori, banchieri, il gotha delle aziende statunitensi e britanniche riunito al St James's Palace, nel cuore di Londra. Dalla difesa, al settore bancario alla farmaceutica, all'appuntamento sono presenti gli executives di colossi come Barclays (banche), Lockheed Martin (ingegneria aerospaziale) GlaxoSmithKline (farmaceutica). Dopo l'incontro con May, Trump si dirà convinto dell'immenso potenziale che potrebbe esserci con un'intesa Usa-Gb dopo Brexit. «Le nostre nazioni già hanno oltre mille miliardi di dollari investiti nelle rispettive economie. Possiamo fare due o tre volte di più». Sollecitato sull'argomento, in conferenza stampa, il presidente conferma quello che preoccupa molti inglesi: nelle trattative con gli Stati Uniti finirà anche il Servizio sanitario nazionale, l'Nhs. «Tutto sarà sul tavolo», insiste il leader Usa, mentre la premier precisa puntigliosamente: «Il punto di un accordo commerciale è ovviamente che entrambe le parti negoziano e raggiungono un'intesa su cosa dovrebbe o non dovrebbe stare nell'accordo».
Le proteste
Il tema Sanità, particolarmente sentito nel Regno Unito legato al principio europeo di un'assistenza medica gratuita per tutti, diventa oggetto di polemica anche nella piazza anti-Trump arringata dal leader laburista Jeremy Corbyn. Dopo aver disertato la cena con la regina a Buckingham Palace, Corbyn si presenta davanti al popolo progressista di Londra, per dire la sua su questo e altri temi: «Il nostro Servizio Sanitario Nazionale non è in vendita e mai lo sarà. Non con la mia gestione», dice Corbyn, che si appella ai «nostri visitatori» invitandoli a riflettere su un mondo che «vuole la pace e il disarmo, che sconfigga il razzismo e la misoginia» e accusa il leader Usa di «seminare odio e divisione». La piazza esulta, mentre sventola il Baby Trump, il pallone gonfiato con le sembianze del presidente in pannolino, e a Trafalgar Square c'è la fila per una foto con l'attrazione del giorno: il robot-Trump in giacca e cravatta, seduto sul water, intento a twittare. Trump stroncherà il leader laburista poco dopo, rivelando quello che il capo della sinistra inglese non aveva detto finora: «Corbyn mi ha chiesto un incontro, non lo conosco ma voleva vedermi e io ho deciso di no. È una forza negativa» (espressione usata anche per il sindaco di Londra Sadiq Khan, che lo definisce a sua volta «volto dell'ultradestra»). La richiesta di un faccia a faccia con Trump, sarà confermata poco dopo dallo staff di Corbyn, che precisa: «Lo avrebbe incalzato sul surriscaldamento climatico».
L'incontro con Farage
Invitato da Trump alla Winfield House di Regent's Park, dove il leader Usa è ospite dell'ambasciatore statunitense, il leader del Brexit Party Farage riferisce al ritorno: «È stato ovviamente un incontro privato, ma posso dire che Trump era in eccellente forma, entusiasta. Crede totalmente nella Brexit, pensa sia la cosa giusta. È ovviamente preoccupato che stia prendendo tutto questo tempo.
Sui negoziati con gli Usa dice: se il governo non li fa, dovrò farli io». Purché ci sia un Brexiter a Downing Street. Il messaggio è forte e chiaro. Chiuso il day two, si può partire per Portsmouth, per celebrare i 75 anni dello sbarco in Normandia.
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