Donald Trump tenta il riscatto dopo la debacle della riforma sanitaria che doveva sostituire l'Obamacare, presentando il suo piano di tagli fiscali con cui vuole fare l'America di nuovo grande. E lo fa in una giornata particolarmente difficile, all'indomani della prima sconfitta elettorale registrata in Alabama, dove anziché il suo candidato ha vinto quello ultraconservatore sostenuto da Steve Bannon e Sarah Palin.
Per molti il primo tiro mancino che l'ex stratega della Casa Bianca ha messo a segno dopo l'allontanamento da Pennsylvania Avenue. Il presidente americano punta sulla riforma fiscale per rilanciare la sua agenda e sceglie Indianapolis per presentarne le linee guida, promettendo un sistema «più semplice e giusto».
Il documento di nove pagine elaborato dai repubblicani è considerato il punto di partenza per la normativa promessa dall'amministrazione Usa, un piano che contempla tagli per le classi più abbienti, la classe media e le imprese, mantenendo deduzioni per incoraggiare l'acquisto di case. La riforma prevede un abbattimento della corporate tax, la cui aliquota passerebbe dal 35% al 20% (un taglio inferiore però al 15% prospettato mesi fa). Per gli individui è prevista una riduzione del numero degli scaglioni di imposta da sette a tre - 12%, 25%, 35% - pur se l'aliquota minima viene alzata di due punti (era al 10%). E viene raddoppiata la deduzione standard a 24 mila dollari per le coppie e a 12 mila dollari per gli individui singoli. Si propone di semplificare i benefici fiscali per pensione, lavoro e istruzione superiore, eliminare la tassa sulla proprietà e l'imposta minima alternativa, conservare le deduzioni su mutui e donazioni caritatevoli pur eliminandone molte altre. Inoltre si incentivano le imprese a riportare i propri asset negli Usa dall'estero, ma non si sa quale tassa sarà applicata. Il testo, anticipato dal Washington Post, lascia però diverse domande aperte, per esempio non precisa quali agevolazioni fiscali si intendono revocare in modo da recuperare parte dei miliardi di dollari che si perderanno con i tagli.
La proposta deve essere approvata dal Congresso e il compito dei leader Gop è ora di limare il documento per unificare il partito, oltre a cercare il sostegno di qualche democratico. Un successo permetterebbe di far ripartire l'agenda del Commander in Chief e superare le batoste incassate in questi giorni, a partire dal fallimento della controriforma sanitaria, naufragata in Senato per l'opposizione dei repubblicani John McCain, Rand Paul e Susan Collins. Anche su questo dossier comunque Trump non si dà per vinto, e ha detto che «probabilmente» firmerà a breve un ordine esecutivo per far fronte all'impasse, consentendo agli americani di acquistare la propria assicurazione.
Ma c'è da superare pure la debacle dell'Alabama, dove nel ballottaggio alle primarie del partito per il seggio in Senato, il candidato populista, ultraconservatore ed evangelico Roy Moore, appoggiato da Steve Bannon e Sarah Palin, ha sconfitto il senatore Luther Strange, per il quale hanno fatto campagna sia Trump che i vertici Gop.
Un risultato che conferma come l'ala più populista e conservatrice della destra sia pronta a dare battaglia alle elezioni di metà mandato del 2018, e fa esultare il controverso ex capo stratega della Casa Bianca, secondo cui «l'establishment del partito repubblicano è in ginocchio».
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