New York - Controlli estremi sugli aspiranti immigrati, stop temporaneo all'ingresso negli Usa dalle regioni pericolose del mondo, chiusura di internet: sono questi i pilastri della ricetta anti-Isis di Donald Trump. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca cerca come di consueto di parlare alla pancia dell'America per invertire la tendenza negativa che lo vede in svantaggio su Hillary Clinton a livello nazionale e nella maggior parte degli stati chiave. E nel corso di un comizio in Ohio, il tycoon snocciola i punti chiave della sua dottrina, lanciando l'ennesima sparata: per combattere gli estremisti, vuole innanzitutto introdurre i cosiddetti extreme vetting, ossia test ideologici approfonditi delle persone che chiedono il visto d'ingresso per gli Stati Uniti, per bloccare tutti coloro che simpatizzano per gruppi estremisti e non abbracciano i valori americani. Inoltre, vuole imporre uno stop temporaneo all'immigrazione da tutte le regioni pericolose del mondo, e fermare l'espansione del terrorismo radicale islamico impedendone l'accesso a Internet. «Non possiamo permettere che Internet sia usato come strumento di reclutamento», afferma Trump,. Infine, ribadisce la promessa di mantenere aperto il carcere di Guantanamo.
Le sue parole scatenano come di consueto numerose critiche, a partire dal vice presidente Joe Biden, secondo cui The Donald è «un rischio per la sicurezza americana». A Trump «sarebbe piaciuto anche Stalin», aggiunge il numero due di Barack Obama, riferendosi agli apprezzamenti del tycoon verso alcuni leader come Saddam Hussein e Gheddafi. Mentre il Wall Street Journal rincara la dose in un duro editoriale chiedendo al re del mattone di cambiare e di «smetterla di accusare gli altri se vuole comportarsi come un candidato alla presidenza». Altrimenti, l'unica soluzione è «cedere la nomination all'aspirante vice, Mike Pence». Ma a turbare il sonno di Trump ci si mette anche il capo della sua campagna elettorale, Paul Manafort: il suo passato da consulente e stratega dell'ex presidente ucraino Viktor Yanukovych non è una novità, ma per la prima volta emerge l'ammontare dei compensi per i suoi servizi. Dal 2007 al 2012, Manafort ha ricevuto 12,7 milioni di dollari (circa 11,4 milioni di euro) dal partito filorusso di Yanukovych. E se da un lato la campagna della Clinton lo ha già criticato per i suoi legami con la Russia e per i suoi interessi allineati con il Cremlino, il nome del braccio destro di Trump è anche comparso in una indagine delle autorità ucraine volta a stabilire l'eventuale presenza di pagamenti illegali effettuati dall'ex leader di Kiev.
Intanto, sembra che nella scuderia di Trump sia entrato Roger Ailes, l'ex presidente di Fox News travolto da uno scandalo sessuale, il quale secondo alcune fonti citati dai media Usa dovrebbe aiutarlo a prepararsi ai dibattiti presidenziali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.