Tsipras getta la spugna: elezioni il 20 settembre

Il premier abbandonato dall'ultrasinistra non ha più una maggioranza Ma la gente è disillusa e la scommessa delle urne potrebbe non riuscirgli

Mi dimetto con la coscienza a posto. Una dichiarazione che sa di resa, funesta e senza reali prospettive con la legge a fare da frangiflutti verso nuove urne, sembra il 20 settembre. Da un lato il terzo pacchetto di aiuti che non risolve a monte la crisi economica greca. Dall'altro ancora elezioni per una Grecia che non trova pace, anche per la mancata strategia dei suoi amministratori. Come ampiamente prevedibile all'indomani della performances di inizio agosto dei franchi tiratori in Parlamento, Alexis Tsipras certifica di non aver più la maggioranza e rimette il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato Procopios Pavlopoulos, proprio quando il Paese (e i mercati) avrebbe estremo bisogno di stabilità politica. Troppo forte lo strappo con l'ala oltranzista di Syriza, guidata dal duo Lafazanis-Kostantopoulou, che non ha votato il memorandum in quanto contrario alle promesse elettorali che solo sette mesi fa il primo premier di sinistra della storia ellenica ululava ai quattro venti. Salvo poi fare una clamorosa marcia indietro, che gli è costata un pacchetto di misure ben peggiori dell'ultima offerta firmata da Juncker.

Tsipras sconta un'inversione di tendenza a 360 gradi che, se all'interno dei partiti pro euro gli hanno fatto guadagnare le simpatie anche dell'elettorato centrista e socialista, lo hanno condannato invece all'ironia delle cancellerie europee e soprattutto alla delusione delle «ali» elleniche, tanto a destra quanto a sinistra. Nonostante un sondaggio di tre settimane fa desse Syriza primo partito sopra il 30%, le urne saranno un'arma a doppio taglio per Tsipras, che ieri sera ha detto di puntare a «un mandato forte per un governo stabile». In questi giorni infatti, imprese e famiglie stanno iniziando a toccare con mano gli effetti delle nuove misure, come l'aumento dell'Iva, della tassa sulla casa, l'eliminazione di sgravi fiscali per le isole e per gli agricoltori. Come dire che il quadro unitario che dovesse uscire dalle elezioni non è così scontato.

Scalda i motori, all'opposizione, il Giovanni Toti ellenico, ovvero il giornalista televisivo Stavros Theodorakis, leader del partito moderato To Potami. In appena un anno è riuscito a piazzarsi al terzo posto con il 7% tanto alle europee quanto alle politiche dello scorso gennaio, candidandosi con modi semplici e pochi slogan (gira il Paese in caravan e in t-shirt) a incamerare il dissenso a sinistra e la speranza tra i centristi, poco propensi a votare i conservatori di Nea Dimokratia. Gode di buoni sponsor, sia tra gli oligarchi dell'Egeo come il suo ex editore al canale privato Mega che tra gli euro burocrati, che negli ultimi quattro mesi lo hanno invitato due volte a Bruxelles per conoscerlo di persona.

Nel mezzo la vicenda delle privatizzazioni aeroportuali, che hanno consegnato su un piatto d'argento (e per pochi spiccioli) ben 14 scali regionali alla tedesca Fraport. Dopo le dimissioni del governo il presidente della Repubblica procederà a un mandato esplorativo. Ma ecco che secondo la Costituzione, il Parlamento eletto dopo lo scioglimento del precedente non può essere sciolto fino a 12 mesi. Il precedente Parlamento era stato sciolto lo scorso 31 dicembre per la mancata elezione Presidente della Repubblica: ciò significa che la delicata questione ora verrà trasferita sulla scrivania di Pavlopoulos che valuterà la possibilità di un nuovo governo di transizione con l'attuale Assemblea. E al solo scopo di giungere, secondo i dettami della legge, fino alle urne.

Solo una settimana fa il premier, per giustificare la strada fatta imboccare alla Grecia con il sì al terzo memorandum, aveva scomodato l'olocausto di Zalongou, quando un gruppo di donne greche nel 1803 pur di non farsi seviziare dalle truppe ottomane, decise di lanciarsi dal monte Zalongos andando incontro a morte certa. Ieri ha deciso per uno scialbo discorso serale, senza scomodare una storia gloriosa, oggi in frantumi.

twitter@FDepalo

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