Politica

Tsunami abusi in Vaticano: «Già mille, noi sopraffatti»

Il Papa ha chiesto tolleranza zero e trasparenza Record di denunce nel 2019, casi in tutto il mondo

Fabio Marchese Ragona

La tolleranza zero sulla pedofilia nella Chiesa e la voglia di trasparenza tanto invocata da Papa Francesco ha avuto sul Vaticano un effetto «tsunami» che ha sopraffatto i dipendenti della Congregazione per la Dottrina della Fede: se fino ad oggi, infatti, molte delle vittime dei preti pedofili preferivano rimanere in silenzio per pudore o per paura, nel solo 2019 il dicastero della Santa Sede ha ricevuto mille segnalazioni di casi di abuso (avvenuti negli ultimi anni o negli ultimi decenni) da tutto il mondo, anche da Paesi che fino ad oggi non erano mai stati al centro di scandali per pedofilia nella Chiesa; una cifra record, il quadruplo rispetto a un decennio fa. Il dato è stato rivelato in una intervista dal monsignore irlandese John Kennedy, a capo della sezione disciplinare dell'ex Sant'Uffizio, ufficio che riceve e tratta i casi di abuso da parte del clero.

L'officiale vaticano ammette che per la prima volta la Santa Sede si trova in difficoltà per carenza di personale rispetto all'elevato numero di segnalazioni che sono giunte in Congregazione («siamo sopraffatti»), considerando anche il fatto che gli scandali pedofilia sono deflagrati pubblicamente per la prima volta negli anni '90 in Irlanda e Australia ma solo recentemente, dopo la spinta di Papa Francesco, molte vittime rimaste finora nell'ombra, hanno iniziato a esporsi in modo più deciso, decidendo di denunciare. «È positivo che siano arrivate segnalazioni anche da Paesi che finora non erano mai stati al centro di denunce», spiega al Giornale padre Hans Zollner, presidente del Centro per la Protezione dei Minori dell'Università Gregoriana, «questo indica una crescita di sensibilità e di coraggio da parte delle vittime di denunciare casi che molto spesso risalgono a decenni indietro».

E così oltre alle numerose segnalazioni dagli Stati Uniti, si sono aggiunte anche denunce canoniche provenienti da Polonia, Cile, Argentina, Messico e Italia. «C'è ancora tanto da fare e a mio parere mille casi in un anno sono ancora pochi», commenta al Giornale Francesco Zanardi, Presidente di «Rete l'Abuso» e vittima di un sacerdote pedofilo quando aveva 11 anni, «basti pensare che solo in Italia ci sono stati trecento casi circa negli ultimi quindici anni. Il vero problema - continua Zanardi - è quello legato al fatto che ad oggi non c'è ancora un obbligo di denuncia da parte dei vescovi che vengono a conoscenza di casi di abuso nelle proprie diocesi: lo Stato Italiano dovrebbe avere coraggio e fare una legge a tal proposito come hanno già fatto ad esempio la Francia o la Svizzera. La vittima trova giustizia nel processo civile: perciò i vescovi dovrebbero avere l'obbligo di denuncia alle autorità italiane, lo Stato dovrebbe a tal proposito rivedere i Patti Lateranensi».

L'effetto tsunami che ha travolto gli uffici disciplinari dell'ex Sant'Uffizio potrebbe già dal prossimo anno diventare ancor più dirompente perché proprio qualche giorno fa Papa Francesco ha dato ordine con un «rescritto» di modificare la legislazione che imponeva il segreto pontificio sulle denunce per abusi su minori. Tolto il segreto adesso ci sarà un ennesimo passo verso la trasparenza e una maggiore cooperazione con la giustizia civile che potrà accedere facilmente ai dossier sui sacerdoti accusati di pedofilia.

Fino ad oggi infatti molti vescovi del mondo avevano usato strumentalmente il segreto pontificio per insabbiare e negare la propria collaborazione con i magistrati in processi penali.

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