«Non so nemmeno con certezza se Putin sia vivo o morto, con chi parlare e di che cosa». Il giorno dopo l'assai sospetta morte del suo ministro dell'Interno in un tragico incidente d'elicottero a Kiev, il presidente ucraino non si fa problemi a parlare di vita e di morte: lui stesso sa benissimo che quando a Mosca parlano di «denazificazione» del suo Paese intendono che Volodymyr Zelensky è nel mirino. E quando qualcuno tira fuori il frusto argomento del dialogo di pace con gli invasori dell'Ucraina, Zelensky fa presente intervenendo in video al Forum mondiale dell'Economia di Davos - che dall'altra parte non c'è nessuno con cui discutere. «Non sono del tutto sicuro che il presidente russo, che a volte appare contro il chroma key, sia davvero lui, se stia prendendo lui le decisioni o chi le stia prendendo per lui», ha aggiunto.
È doveroso spiegare che il chroma key è una tecnica utilizzata per modificare gli sfondi intorno alla figura protagonista di un video. Zelensky e non solo lui pensa che Putin ne faccia uso per documentare visite a luoghi dove non è mai stato: il sospetto, o l'insinuazione, è che il dittatore russo sia costretto a farvi ricorso perché limitato nei movimenti dalla malattia da cui è affetto, che secondo uno studioso italiano che ha tentato una diagnosi a distanza sarebbe il morbo di Cushing, un'insidiosa forma tumorale.
Al Cremlino, inevitabilmente, si sono sentiti in dovere di rispondere in modo altrettanto tagliente. Lo ha fatto il portavoce presidenziale Dmitry Peskov: «È chiaro che Zelensky preferirebbe che non esistessero né la Russia né Vladimir Putin. Ma prima si rende conto che la Russia esiste ed esisterà e meglio sarà per un Paese come l'Ucraina». Poi ha ritenuto opportuno aggiungere un carico: «Putin ha fatto il bagno dell'Epifania nella regione di Mosca, ma questa volta a differenza di occasioni precedenti non esistono video o fotografie per documentarlo». Il riferimento di Peskov è alla tradizione ortodossa per noi italiani quasi inimmaginabile di commemorare il battesimo di Gesù Cristo praticando un'apertura a forma di croce sulla superficie ghiacciata di stagni o laghi e di immergersi. Putin si era fatto filmare in passato mentre compiva questo gesto di devozione un po' per la sua modalità di comunicazione machista e un po' per dimostrare la sua vicinanza alla Chiesa ortodossa, che è uno dei pilastri del suo regime autoritario. L'anno scorso, però, l'appuntamento era saltato dopo che lo stesso Patriarcato moscovita l'aveva sconsigliato causa Covid.
Mentre Zelensky e Peshkov si punzecchiavano a distanza, il «poliziotto più cattivo» del Cremlino non perdeva l'occasione di minacciare ancora l'Occidente di olocausto nucleare. Dmitry Medvedev già presidente e premier nella Russia putiniana, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale ha preso lo spunto dalla riunione, che si terrà oggi nella base Nato di Ramstein in Germania, dei vertici militari occidentali per discutere di come concretizzare un ulteriore sostegno alla difesa dell'Ucraina. «Si riuniscono lì dopo il forum di Davos ha ringhiato Medvedev in cui i frequentatori di partiti politici sottosviluppati hanno ripetuto come un mantra che, per ottenere la pace, la Russia deve perdere. A nessuno di costoro viene in mente di trarre una conseguenza elementare: la sconfitta di una potenza nucleare in una guerra convenzionale può portare a una guerra nucleare».
Nelle stesse ore, il Parlamento europeo votava a larghissima maggioranza in favore dell'istituzione di un tribunale internazionale che, colmando le lacune di quello dell'Aia, possa processare Putin e il suo complice bielorusso Aleksandr Lukashenko per il crimine di guerra di aggressione all'Ucraina: le minacce di Mosca fanno sempre meno paura.
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