Cronache

A Tulsa Trump fa flop per una trappola social (e una gaffe sul virus)

False prenotazioni su "Tik Tok" per sabotare il meeting. E lui: "Contagi? Meglio meno test"

A Tulsa Trump fa flop per una trappola social (e una gaffe sul virus)

«Siete dei guerrieri». Donald Trump torna a suonare la carica e sferza il suo popolo al termine del periodo forse più difficile della sua presidenza. «La maggioranza silenziosa è più forte che mai, siamo il partito dell'ordine e della legge», dice ai fan che hanno sfidato il coronavirus per partecipare al primo comizio dopo la pausa per la pandemia a Tulsa, in Oklahoma. I sostenitori erano migliaia (moltissimi senza mascherina), ma meno delle attese: il tycoon aveva detto che oltre un milione di persone avevano cercato un biglietto, ma il Bok Center - da 19 mila persone - non è andato esaurito, con numerosi posti vuoti nella parte superiore dell'arena.

Davanti al palco organizzato all'esterno, poi, erano attese circa 40 mila persone, ma l'intervento di Trump è stato cancellato per la scarsa affluenza. Lo staff del presidente ha incolpato i media di aver spaventato i sostenitori con i rischi di contagio, e i «manifestanti radicali» di aver impedito l'accesso ai fan. Non è chiaro se effettivamente siano stati i timori di scontri e del virus a tenere lontana parte del pubblico. Ora, però, è spuntata pure la regia occulta di migliaia di teenager di Tik Tok (il social network in voga tra i più giovani), e fan del K-pop, il pop coreano. Sono stati loro, rivela il New York Times, a sabotare il comizio, prenotando i biglietti anche con falsi nomi per poi non presentarsi, in modo da impedire ai veri fan di The Donald di partecipare. A fornire l'ispirazione per l'offensiva sulla rete è stata una 51enne dell'Iowa, Mary Jo Laupp. Con un video su Tik Tok ha suggerito di prenotare i biglietti e poi non andarci, e in meno di ventiquattr'ore il suo filmato aveva oltre 700 mila like e più di due milioni di visualizzazioni. Mentre il sito conservatore Drudge Report evidenzia con sarcasmo: «Maga Less Mega», ossia Make America Great Again, il fortunato slogan elettorale del presidente, è meno grande.

Trump, da parte sua, nel corso del comizio si scaglia contro il rivale democratico Joe Biden, affermando che «il nostro Paese sarà distrutto se verrà eletto». «É un burattino in mano alla sinistra radicale», quella che «assedia la nazione» con le sue proteste, i saccheggi, le violenze, l'abbattimento delle statue confederate e quelle di Cristoforo Colombo. «Io, invece, amo l'Italia e dico grazie al popolo italiano» aggiunge. «Ho fatto più io in quattro anni che Biden in 47 per la comunità afroamericana», ripete ricordando anche le gaffe dell'ex numero due di Obama.

Non una parola su George Floyd o sul massacro di Tulsa del 1921, mentre affronta il capitolo coronavirus, etichettandolo come «virus cinese» ma anche come «Kung Flu». «Ho salvato centinaia di vite umane», prosegue: «Ora ho ordinato di rallentare i test perchè un loro aumento comporta un incremento dei casi». Frase che scatena le critiche dei detrattori, tanto che la Casa Bianca precisa: «É ovvio che stava scherzando, siamo molto orgogliosi dei 25 milioni di test fatti». Il Comandante in Capo attacca anche i fake news media per aver insinuato che potrebbe essere malato, dopo che all'Accademia di West Point ha sceso le scale in modo incerto («avevo le scarpe con la suola di cuoio») e ha bevuto un bicchiere con due mani. «Se avessi un problema di salute, ve lo direi».

E mentre a Minneapolis una sparatoria provoca un morto e undici feriti, al termine del comizio ci sono stati momenti di tensione tra manifestanti e fan di Trump: un gruppo di uomini armati ha seguito i manifestantie uno di loro con una maglietta del tycoon è uscito dalla vettura e ha spruzzato loro dello spray al peperoncino.

Anche la polizia è intervenuta con lo spray urticante per disperdere la folla.

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