Nel suo telefono c'era un vero e proprio manuale operativo per diventare un perfetto jihadista, dalle istruzioni per la realizzazione di esplosivi ai consigli su come usare le armi ed evitare la cattura. Per questo, con l'accusa di auto addestramento con finalità di terrorismo, anche internazionale, è stato fermato a Busseto, nel parmense, un tunisino di 25 anni che secondo gli inquirenti si stava preparando a passare all'azione, attratto da quel martirio inneggiato nei documenti scaricati dal web. La sua abitazione è stata perquisita alla ricerca di elementi per arrivare all'organizzazione alla quale sarebbe affiliato. Il sospetto è che il giovane sia legato ad ambienti dell'estremismo islamico e che abbia avuto contatti via social con l'Isis. Tanto da aver acquisito migliaia di immagini ed almeno 40 file video riferibili all'organizzazione terroristica.
Il blitz della Digos del capoluogo emiliano è scattato martedì mattina con l'esecuzione di un mandato di arresto emesso dalla Procura di Bologna. Il provvedimento è in attesa di essere convalidato dal gip. Tra i documenti sequestrati al tunisino c'è un manuale con duecento consigli composto da schede con istruzioni per la realizzazione di bombe incendiarie o raccomandazioni per eludere eventuali inseguitori. Su internet l'uomo aveva raccolto una quantità di materiale inneggiante al martirio, oltre ad immagini su pratiche di combattimento e guerriglia, su attentati suicidi e su tecniche e metodi per compiere atti di violenza o il sabotaggio di servizi pubblici essenziali.
Ma se da una parte viene intercettato e assicurato alla giustizia un potenziale terrorista, dall'altra l'Italia si prepara ad accogliere il mullah Krekar, il predicatore condannato a 12 anni dalla Corte d'Assise di Bolzano per aver diretto una rete jihadista che nel 1991 è stato accolto come rifugiato in Norvegia, ma che adesso il Paese della penisola scandinava sta per rimandarci avendo dato il via libera all'estradizione in Italia. Del resto Najumuddin Faraj Ahmad, curdo iracheno di 63 anni, è dall'inizio degli anni 2000 che rappresenta motivo di imbarazzo e allarme per le autorità norvegesi. Un personaggio controverso, che aveva addosso gli occhi dei servizi di intelligence di mezzo mondo, anche di quelli statunitensi. Negli anni Krekar è stato alleato con i vertici delle varie gerarchie jihadiste, un tempo con Al Qaeda, poi con lo Stato Islamico. Tra un arresto e l'altro aveva continuato a lanciare proclami e a minacciare di morte i suoi avversari. Dopo essere sfuggito alle repressioni di Saddam Hussein nel nord dell'Iraq nel 1991 aveva trovato rifugio in Norvegia, dove però a differenza della moglie e dei quattro figli non ha mai ottenuto la cittadinanza.
Questo ha consentito alle autorità di Oslo di emettere fin dal 2003 nei suoi confronti vari ordini di espulsione, tutti contestati dal mullah in Tribunale e di fatto non eseguibili per il fatto che, se consegnato ai curdi, Krekar avrebbe potuto essere condannato a morte. Nel 2001, mentre era in Norvegia, fondò nel Kurdistan iracheno il gruppo islamista Ansar al Islamn che aveva come obiettivo la creazione di uno stato autonomo fondato sulla sharia.
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