Cronaca internazionale

Un tunnel del mistero nella piramide di Cheope "Ci porterà al faraone"

L'ipotesi: il nuovo corridoio potrebbe condurre alla tomba del sovrano della quarta dinastia

Un tunnel del mistero nella piramide di Cheope "Ci porterà al faraone"

Splendeva di calcare bianco, visibile da chilometri e chilometri di distanza. Enorme, uno sforzo di ingegneria ineguagliato per secoli e secoli con i suoi 146 metri d'altezza, i 230 di lato, e i 2,3 milioni di blocchi di pietra che la compongono. Iconica come nessun'altra meraviglia del mondo antico, la Grande piramide ancora oggi è pronta a regalarci altri misteri. Corre per nove metri il corridoio che gli studiosi hanno appena mappato con tecniche ultramoderne e di cui sino ad oggi si sospettava soltanto l'esistenza. Ostruito da migliaia di anni, di pietra scabra e non lavorata ma decisamente spazioso (2,10 metri di larghezza e 2,3 di altezza), dove porta? Nessuno lo sa: «l'ultima volta che è stato visto fu 4.500 anni fa» ha detto Hany Helal, il coordinatore e manager del progetto ScanPyramids che ha fatto la scoperta. Forse ad una camera sepolcrale che nessuno ha mai visto, dal momento che tutte le stanze scoperte sino ad ora nella piramide risultano vuote? In questo senso si è sbilanciato l'archeologo-star egiziano Zahi Hawass dicendo che potrebbe essere la strada che porta alla tomba del faraone e rappresentare quindi «la scoperta del secolo». «Crediamo che qualcosa sia nascosto sotto» ha detto l'ex-ministro delle Antichità egiziano anche se ha aggiunto, con un po' di astuzia, che è solo una sua opinione. C'è in effetti una caratteristica strutturale che alimenta le speranze. Alcuni studiosi hanno notato che la forma a «v rovesciata» del soffitto del corridoio, detta «tecnica dello chevro», fu introdotta per la prima volta proprio nella piramide di Cheope e serve a proteggere «grandi stanze dal considerevole peso sovrastante». Tecniche non invasive, come quella ad endoscopio utilizzata in questo caso, potrebbero darci a breve la risposta definitiva.

Anche quando arriverà, però, la piramide di Cheope resterà uno degli oggetti più misteriosi dell'archeologia. Nemmeno la datazione tradizionale che colloca la costruzione attorno al 2500 a.C. (nel mezzo della Quarta dinastia) è ormai universalmente accettata. Esistono pochissimi oggetti antichi recuperati al suo interno. La datazione al radiocarbonio, però, effettuata nel 2020 all'Università di Aberdeen, di un cuneo di legno di cedro ritrovato alla base della «Camera della Regina», ha dato risultati stupefacenti: risalirebbe al 3341 a.C., molto prima della Quarta dinastia e addirittura prima del periodo protodinastico. Immediate le polemiche tra chi ha pensato di riscrivere la storia dell'Egitto e gli studiosi che hanno ipotizzato o un errore di radiodatazione o l'utilizzo di un legno molto più antico da parte degli operai dell'epoca di Cheope.

Ordinaria amministrazione per gli archeologi anche la querelle infinita su cosa siano in realtà le varie stanze ritrovate dentro la piramide. Camere che in nessun modo hanno conservato arredi di tipo funerario. Un ovvio risultato dell'azione degli sciacalli che nei secoli hanno depredato in cerca di ricchezze la piana di Giza? Ogni ambiente interno della presunta tomba di Cheope è però privo di qualsivoglia decorazione funebre. Resta moltissimo da spiegare anche su quella che è chiamata la «Camera del Re». Enorme ma decentrata rispetto al centro della piramide contiene quello che potrebbe essere un sarcofago molto mal sbozzato. Ma secondo alcuni studiosi non è un sarcofago bensì una vasca. A quel punto sarebbe da ritenere una stanza di culto e non di sepoltura. Tutto sommato, se così fosse, un altro punto a favore delle speranze di Hawass.

Tanto a lungo Cheope (il cui vero nome era Khnum-Khufu) è riuscito a sfuggire ai tombaroli e agli scienziati? Assolutamente, se così fosse, sarebbe la scoperta archeologica del XXI secolo, di sicuro al momento è buona pubblicità per le piramidi che sono oro per il turismo egiziano.

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