Turismo e mattone vittime dell'emergenza

L'ipotesi di non trovare acqua frena i visitatori. E penalizza il mercato immobiliare

Turismo e mattone vittime dell'emergenza

Roma - «Che tu possa vedere nulla di più grande della città di Roma». Per Quinto Orazio Flacco «l'ansia di arrivare a Roma era così grande». Stendhal si disse afferrato «dall'idea di stabilirvisi» e Keats ci trascorse il suo ultimo inverno. Qualche secolo più tardi Frank Bruni spezza l'incantesimo narrativo che volle la Città Eterna sempre bella e magnetica e dalle colonne del New York Times racconta lo «scioccante, beffardo contrasto che c'è tra lo splendore dei monumenti e l'odore della spazzatura». Ma anche «il proliferare di venditori ambulanti senza licenza», «le erbacce incolte», «il trasporto pubblico irregolare», «il percorso a ostacoli tra auto parcheggiate dove non dovrebbero», «rigonfiamenti e avvallamenti delle strade non riparati». E fu così che il carme secolare venne accantonato definitivamente, per lasciare spazio ad una lunga lista di denunce in stile blog «Roma fa Schifo». Così, qualche giorno fa, il quotidiano della Grande Mela nella sua versione online rilancia, tornando ad occuparsi delle «piaghe capitoline» in «Rome, City of Ancient Aqueducts, Faces Water Rationin» (Roma, la città degli antichi acquedotti, affronta il razionamento dell'acqua). Sembra il titolo di un kolossal hollywoodiano dove la parte del cattivo la interpreta il sindaco Virginia Raggi. «La siccità romana si legge è un ulteriore segno dell'uomo ormai in balia dei cambiamenti climatici estremi, ma anche, ancora una volta, dell'impotenza politica di Roma, dell'inettitudine manageriale e in generale del suo declino». Parole come macigni sullo stomaco di imprenditori, commercianti, albergatori, piccoli proprietari che adesso temono il fuggi-fuggi di visitatori. Quanto ci vorrà prima che la corda si spezzi? «Perché danneggiare l'immagine del Paese rischia di causare danni economici ingenti a un comparto importante come il turismo». Così il presidente di Federalberghi nazionale, Bernabò Bocca, fotografa la situazione con il Corriere della Sera. Da qualche settimana, infatti, le prenotazioni sono accompagnate sempre dalle stesse domande, sembra un mantra: «L'acqua c'è? »; «si può fare la doccia? »; «E tirare lo sciacquone? ». «Inutili allarmismi» per il numero uno di Federalberghi ed anche se, per ora, non ci sono state disdette «il rischio è alto». Insomma, il settore alberghiero trema. E non solo lui, il mix di problemi che sta attraversando la Capitale potrebbe far vacillare anche il mattone, scoraggiando gli imprenditori stranieri che sono linfa vitale per il mercato immobiliare capitolino. «Roma spiega Fabio Coglitore, da quindici anni alla guida dell'Associazione Piccoli Proprietari Case (Appc) della Capitale è la seconda città italiana per investimenti immobiliari da parte di statunitensi, cinesi ed arabi». Prova ne sia che, «nel primo semestre di quest'anno, nella Città Eterna è stato investito un miliardo di euro, +30% rispetto all'analogo periodo del 2016». Ma adesso «roghi, cumuli di immondizia e la recente crisi idrica potrebbero congelare l'entusiasmo di questo avvio di anno».

Non ci vuole la palla di vetro se si pensa che «la scarsa qualità dei servizi di trasporto e smaltimento rifiuti, già di per sé, genera un decremento del 10% del valore di mercato mentre lo scongiurato razionamento idrico avrebbe potuto causare un deprezzamento del 30% ma, a quel punto, il bene esce direttamente dal mercato».

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