Roma - Obbligo di vaccino per gli operatori sanitari. Medici e infermieri e chi lavora in ospedale. La recrudescenza del virus del morbillo causata dal calo della copertura vaccinale preoccupa il ministero della Salute. Il professore Gianni Rezza, responsabile del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, ritiene che i primi a dover dare il buon esempio debbano essere proprio i medici.
Professor Rezza oltre all'aumento dei casi quello che colpisce in questa epidemia di morbillo è il caso Toscana che vede il contagio di molti operatori sanitari.
«Sono troppi i colleghi che non si vaccinano e non danno il buon esempio»
È ipotizzabile l'obbligo per tutti gli operatori sanitari?
«Non c'è dubbio: se si lavora in un contesto dove si può mettere a rischio la salute di altre persone il vaccino è un obbligo. Soprattutto per chi lavora in ospedale e viene a contatto con immunodepressi. Si tratta però di un obbligo difficile da imporre ecco perché siamo andati sempre di più verso la raccomandazione anche se purtroppo i vaccini raccomandati troppo spesso vengono considerati di serie B. Forse è giunto il momento di prendere in considerazione l'idea dell'obbligo».
In alcune regioni l'obbligo è stato introdotto per i bambini che vogliono frequentare la materna ma molti genitori non sono d'accordo.
«Ricordo in particolare il caso di una classe dove si trovava una bambina immunodepressa. Non si poteva mettere a repentaglio la sua salute e mi sembra doveroso aver imposto agli altri bambini la vaccinazione».
Perché molti genitori si fidano del sentito dire o delle notizie sul web?
«Bisogna riconoscere che la maggioranza delle persone si vaccina quindi in realtà quelli che credono alle bufale sono una minoranza. Sufficiente però a portare la copertura vaccinale sotto la soglia di sicurezza del 95 per cento raccomandata dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Ci sono nuclei di resistenza molto forte in alcune zone dove sono più attivi i gruppi antivax come in Veneto e in Romagna ad esempio anche se si tratta di minoranze sono sicuramente molto rumorose».
Perché dobbiamo temere il morbillo?
«Si ritiene che sia una malattia banale ma non è così. Può avere gravi o gravissime complicanze. In un caso su venti si rischia la polmonite in un caso su 2.000 l'encefalite. Si tratta di un virus più pericoloso per gli adulti. Ed è proprio tra gli adulti che si è diffusa questa epidemia perché comunque i bambini sono in gran parte vaccinati mentre gli adulti sono scoperti e sviluppano complicanze che poi li costringono al ricovero in ospedale».
Ritiene che l'Italia sia a rischio di un'epidemia paragonabile a quella che ha colpito dall'autunno scorso la Romania con oltre 3.000 casi e anche purtroppo la morte di 14 bambini nei primissimi mesi di vita?
«Ovviamente spero proprio di no ma se in tre mesi abbiamo registrato già 844 casi è ragionevole ipotizzare che si possa arrivare a migliaia di casi alla fine dell'anno».
Pensa
che il Piano Nazionale Vaccini varato in gennaio funzionerà?«È un grosso passo avanti perché punta a proteggere tutte le fasce d'età ma ci vuole tempo. È spalmato su un triennio e le regioni devono attrezzarsi».
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