Sul sito internet dell'istituto comprensivo «Marcello Candia», zona Corvetto, una delle più multietniche di Milano, si legge che «la scuola è aperta a tutti, ci impegniamo a individuare e valorizzare le caratteristiche personali di ogni studente all'interno di un contesto favorevole all'integrazione». La signora Samantha Fiore, mamma di una bimba in terza elementare, ieri ha dovuto minacciare una denuncia se non sposteranno la figlia (almeno) in un'altra sezione, meglio sarebbe in un altro istituto. Due italiane e 23 alunni stranieri in classe (cinesi, filippini, pakistani e soprattutto arabi). «C'è chi non parla italiano, non sa ancora scrivere o non conosce le tabelline - protesta -. Così gli italiani rimangono indietro con il programma, arriveranno alle scuole medie impreparati. Spostino mia figlia almeno in terza C». Dove - miracolo da quelle parti - i non stranieri sono addirittura «7 o 8 su una classe di ventisette.
Problemi di integrazione al contrario. La signora Samantha non nasconde di accompagnare la bimba a scuola la mattina «con preoccupazione, sono già accaduti casi spiacevoli: furti e episodi di aggressività in classe che vengono minimizzati dai genitori stranieri». Un'alunna rom si è ammalata di scabbia «ma lo abbiamo saputo solo quando è passata la fase acuta». Indietro coi programmi e senza l'occasione di partecipare a gite o mostre. Per parecchie famiglie extracomunitarie sembra che l'investimento sull'istruzione dei figli non sia prioritario: «Non riusciamo a organizzare neanche un'uscita al museo perché non sono disposti a contribuire alle spese» spiega. «Ci sentiamo dare dei razzisti - lo sfogo - ma non è così, semplicemente mi aspetto che mia figlia possa stare al passo con i programmi. Investano di più su corsi di italiano o ripetizioni pomeridiane, aiutino semmai gli stranieri a non rimanere indietro. La risposta è sempre la stessa, dobbiamo adeguarci e portare pazienza».
Silvia Sardone (Forza Italia) si unisce alla protesta: «La realtà è che le scuole paritarie stanno aumentando gli iscritti perché le scuole statali non reggono l'urto e gli italiani scappano. Paghiamo le tasse per servizi, scuola compresa, di cui in quartieri ad alta densità di stranieri non possiamo più usufruire».
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