Uccide il marito: "Ubriaco contro mio figlio"

L'uomo accoltellato alla gola davanti al 15enne. La moglie: "L'ho difeso, lo stava aggredendo"

Uccide il marito: "Ubriaco contro mio figlio"

Una lite come tante all'ora di cena, i toni della voce che si alzano, la tensione che trasforma l'accesa discussione in una tragedia tra le mura di casa. È un sabato sera come tanti quando Romano Fagoni e Raffaela Ragnoli, marito e moglie, cominciano a litigare nella propria abitazione di Nuvolento, paese a una manciata di chilometri da Brescia. Si scambiano accuse reciproche e urlano, poi all'improvviso la donna, casalinga di 56 anni, afferra un coltello da cucina e si scaglia contro il marito, un ex operaio disoccupato di tre anni più grande.

Ragnoli colpisce il 59enne con più fendenti alla gola, uno dei quali gli recide la carotide senza lasciare scampo. Ad assistere a tutta la scena, fino al drammatico epilogo, è il figlio 15enne della coppia: è lui il primo a chiamare i soccorsi. «È corso in strada, urlando a squarciagola e invocando aiuto, dicendo che la mamma aveva ucciso il padre», raccontano alcuni residenti della zona. Quando il personale sanitario arriva al primo piano dell'appartamento nella ex cascina del centro storico, però, l'uomo è ormai già morto e non c'è nulla da fare. Ragnoli, subito arrestata e interrogata in nottata dagli inquirenti, avrebbe ammesso le sue responsabilità e rivelato che il clima in famiglia era pessimo, costellato da continui litigi. Secondo quanto raccontato ieri dalla stessa 56enne, durante quella cena il marito avrebbe cominciato a bere troppo: Raffaella Ragnoli gliel'avrebbe fatto notare, scatenando l'ira dell'uomo, che si sarebbe scagliato anche contro il figlio. «Vuoi vivere o vuoi morire?», avrebbe detto Romano al ragazzino brandendo un coltello.

E' a quel punto che, in difesa del figlio, la donna avrebbe inferto le coltellate letali. Una versione confermata anche dallo stesso 15enne. Il delitto sarebbe maturato in un contesto familiare difficile, caratterizzato da liti frequenti, da difficoltà economiche e anche dalla cura per l'anziana madre di Romano Fagoni, che vive al piano inferiore della piccola corte residenziale. Ma nessuno, nel piccolo comune bresciano, sembra conoscere i problemi vissuti dentro le mura di quella casa. «Non li ho mai sentiti litigare», racconta un ex vicino, mentre alcuni avventori del bar del paese frequentato dall'ex operaio spiegano: «Ci diceva di non aver problemi economici e sembrava tranquillo, anche se aveva perso il lavoro due mesi fa». Quasi tutti i pomeriggi il 59enne andava in quel locale, incontrava alcuni amici e poi rincasava prima dell'ora di cena. Nulla poteva lasciar presagire quella violenza. La donna, nel parlare agli inquirenti di «atmosfera insostenibile», avrebbe riferito anche del carattere duro di lui. Eppure non risultano denunce pregresse per liti in famiglia, percosse o maltrattamenti: quella di sabato è stata la prima volta che i carabinieri sono entrati nell'abitazione dei coniugi.

Da ore, intanto, nella piccola comunità ai piedi della Valsabbia non si parla d'altro. La coppia, sposata dal 1992, è conosciuta da tutti in paese. «Brave persone. Riservate ma disponibili ad aiutare all'occorrenza», così li descrive gran parte dei residenti. I due hanno un'altra figlia, maggiorenne, che da tempo non viveva più con i genitori. A lei è stato ora affidato il fratello di 15 anni, l'unico che ha visto ciò che è accaduto quella terribile sera di sabato.

Intanto gli inquirenti, dopo aver interrogato i vicini di casa della famiglia, hanno sentito i familiari e gli amici della coppia per tutta la giornata di ieri. La priorità degli investigatori è ricostruire esattamente il contesto in cui è accaduta la violenza e la dinamica dell'omicidio.

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