Roma. «Chiama la polizia, l'ho uccisa». Quando la badante entra in casa Piunti, il signor Mauro è seduto come sempre sul divano. «Teneva spesso il fucile in mano, lo puliva, gli cambiava posto. Non mi sembrava una cosa strana».
Poi l'uomo, 79 anni, si alza e va in camera da letto, dalla moglie. Elena Di Maulo, 77 anni, da poco è stata operata a un ginocchio e da qualche settimana, a causa anche di problemi al cuore, è allettata.
Una situazione insopportabile per Mauro, affetto da un principio di Alzheimer e in cura con forti antidepressivi. Alle 13,30 di ieri si alza, carica la doppietta Benelli ed esplode un colpo. Un colpo solo che uccide all'istante la donna.
Tragedia in un villino di via Giulio Minervini 30, a Saline di Ostia Antica, dove un fabbro in pensione uccide la moglie malata esplodendo un colpo calibro 12 da un'arma regolarmente registrata. «Qui siamo tutti cacciatori» spiegano, sconvolti, al bar del borgo alle porte di Ostia.
Sono gli agenti di polizia del X Distretto Ostia a disarmare l'omicida ancora seduto in salotto e portarlo in commissariato per l'interrogatorio sottraendolo all'ira dei due figli. Sul letto la poveretta immersa in un lago di sangue.
Inutile ogni tentativo di soccorrerla: per il medico legale il proiettile, entrato sotto un'ascella, avrebbe colpito organi vitali provocando una morte istantanea. Lo sparo è stato sentito dai figli Valentino e Danilo che abitano al piano superiore della palazzina.
Davanti al pm Eleonora Fini e al dirigente di polizia Antonino Mendolia, Piunti confessa. Un racconto a tratti confusionale il suo, tanto che viene ricoverato in ospedale prima di finire in carcere.
Un uomo dal carattere autoritario per il vicequestore del X Distretto Mendolia, anche se non risultano interventi in passato per liti o altro in famiglia. Piunti è accusato di omicidio volontario aggravato perché avvenuto in un ambito familiare. Una coppia benvoluta dalla comunità delle antiche saline.
«Un lavoratore instancabile» raccontano i residenti. L'uomo, che girava ancora con un vecchio furgone rosso, aveva una piccola ditta di infissi in alluminio. Attività messa in piedi con mille sacrifici e che da qualche anno era passata nella mani dei figli. Una persona, però, dal carattere irascibile. «Ho un bel ricordo di lui - racconta Federico Ruffo, giornalista conduttore di Mi Manda Rai Tre -. Abita nella strada accanto a quella dei miei e quando ci incontravamo ci fermavamo a chiacchierare. È un grande dolore per me».
Mauro ed Elena erano assidui frequentatori della vicina parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio.
«Si mettevano sempre a disposizione di tutti» raccontano i parrocchiani.
La vittima, nonostante fosse immobilizzata a letto, non soffriva di malattie terminali, o comunque non era in condizioni disperate, tali da pensare di farla finita. Cosa sia scattato nella mente dell'assassino è ancora da chiarire.
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