Uccisa a 33 anni. Il manager del vino confessa l'omicidio e fa trovare il corpo

Cinzia Pinna era sparita dall'11 settembre. Salita sull'auto di Emanuele dopo la serata

Uccisa a 33 anni. Il manager del vino confessa l'omicidio e fa trovare il corpo
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Omicidio di Cinzia Pinna, 33 anni di Castelsardo, Sassari. Il killer confessa e fa ritrovare il cadavere. Svolta nel giallo che dall'11 settembre tiene col fiato sospeso la Gallura. L'indiziato numero uno, Emanuele Ragnedda, 41 anni, imprenditore vinicolo di Arzachena famoso per il "bianco" più caro d'Italia, un Vermentino da 1.800 euro a bottiglia, ieri mattina ha provato ad allontanarsi a bordo di un gommone dal porto di Cannigione per poi abbandonare il natante, finito contro gli scogli e seriamente danneggiato, a Baja Sardinia. Alle sue calcagna i carabinieri e la guardia costiera che l'hanno rintracciato sul cancello della sua abitazione.

L'uomo non ha opposto resistenza. Portato in caserma, Ragnedda viene interrogato per tre ore. "Si, l'ho uccisa io, Cinzia. Vi accompagno dove l'ho sepolta" spiega alla pm di Tempio Pausania, Noemi Mancini. Il corpo della 33enne viene rinvenuto seguendo precise indicazioni dell'omicida, vicino a un albero in un terreno ben recintato della sua tenuta di 70 ettari, a Conca Entosa, tra Arzachena e Palau. La donna, stando a un primo esame medico legale, sarebbe stata uccisa la notte stessa della sua scomparsa. Ovvero a poche ore di distanza dal luogo del suo ultimo avvistamento, un locale di Palau. Cinzia viene vista da numerosi testimoni, a cominciare dai barman, in compagnia di Ragnedda e di un terzo personaggio, un milanese di 26 anni, giardiniere nonché complice dell'assassino. Il cellulare di Cinzia trasmette il segnale fino alle ore 3,20 del 12 settembre, quando aggancia la cella telefonica del porto di Palau. È l'ultima traccia della poveretta da viva. Secondo la Procura, il milanese, indagato per occultamento di cadavere, avrebbe aiutato Emanuele a sbarazzarsi della salma. Il 26enne avrebbe scavato la buca dove i due avrebbero poi seppellito il corpo di Cinzia.

Per tutta la giornata la villa dei Ragnedda è stata oggetto di rilievi da parte del Ris, accertamenti irripetibili, alla ricerca di elementi riconducibili alla vittima. E su un divano la scientifica ha trovato del sangue, quasi certamente di Cinzia. Tracce ematiche, in parte ripulite, anche nel resto dell'abitazione, sul pavimento e su un muro. La pistola trovata a casa dell'assassino, una 9x21 di un parente, è stata sequestrata e inviata agli esperti balistici per le comparazioni del caso. A cominciare dal proiettile rinvenuto sulla vittima. Gli inquirenti sono certi che Cinzia sia stata uccisa in casa dell'imprenditore e solo in un secondo momento trasportata nella tenuta e sepolta fra i vigneti. Da chiarire il movente. "Oggi iniziano gli accertamenti tecnici nella casa del soggetto accusato di omicidio - spiegano i legali del 26enne milanese, gli avvocati Antonello Desini, Nicoletta Mani e Maurizio Mani - Chiariranno la vicenda. Il nostro assistito e l'indagato non erano amici ma avevano un rapporto di mera conoscenza, non lo ha frequentato nei giorni della scomparsa e per quello che ci è dato sapere non conosceva la ragazza, quindi non si capisce perché è stato tirato in ballo".

Nel tardo pomeriggio il fermo di Ragnedda da parte del procuratore Gregorio

Capasso. Il "re del Vermentino" è accusato di omicidio volontario aggravato dall'uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere. Entro venerdì la convalida del fermo e nei prossimi giorni verrà eseguita l'autopsia.

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