Uccise per un paio di cuffie. Al killer di Manuel 27 anni

Il pm aveva chiesto, tra le proteste, 20 anni di carcere. La rabbia dei familiari. In aula sentito l'ultimo audio

Uccise per un paio di cuffie. Al killer di Manuel 27 anni
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Sono sembrati pochi anche ai giudici, non solo ai familiari della vittima, i 20 anni di carcere chiesti dalla Procura per avere ammazzato un giovane di 31 anni per rubargli un paio di cuffie da 14 euro. Così, dopo una breve camera di consiglio, la Corte d'Assise di Milano ha condannato a 27 anni il ventenne Daniele Rezza per avere ucciso con una coltellata in strada, a Rozzano, Manuel Mastrapasqua la notte dello scorso 11 ottobre.

Una giovane vita per delle cuffiette wireless da pochi euro. Il pm Maria Letizia Mocciaro avrebbe voluto 20 anni con l'esclusione di tutte le aggravanti contestate e il riconoscimento delle attenuanti generiche in virtù della giovane età dell'imputato. Una richiesta che aveva fatto sobbalzare la parte civile: "Quella chiesta dal pm non è giustizia", aveva commentato a caldo l'avvocato Roberta Minotti, ricordando che Manuel quella notte non ha avuto neanche il tempo di reagire quando tornando a casa dal lavoro ha incrociato Rezza, che con un'azione fulminea gli ha trapassato il polmone e il pericardio con la lama di un coltello da cucina per portagli via il poco che aveva. La Corte invece è andata oltre le richieste della Procura e ha condannato il 20enne a 27 anni per omicidio volontario e rapina, applicando la "continuazione" tra i due reati ed escludendo solo una delle tre aggravanti contestate, ossia il nesso teleologico tra l'omicidio e la rapina, che avrebbe comportato l'ergastolo. Le attenuanti generiche sono state riconosciute equivalenti alle restanti due aggravanti, ossia quella della minorata difesa e dei motivi abietti e futili.

"Grazie al giudice, grazie alla Corte, ma quei 27 anni deve scontarli tutti quanti in carcere", dice Angela, la mamma di Manuel, dopo la sentenza. Ma il fratello della vittima, Michael Mastrapasqua, teme che non sarà così: "Credo che tra qualche anno lo vedremo in giro". Michael contesta il fatto che la pm aveva considerato un'attenuante il fatto che Rezza era cresciuto a Rozzano con una famiglia non presente: "Anche io sono cresciuto senza un padre e da adolescente ero più in giro che a casa. Però non ho mai fatto niente e non penso che tutti i ragazzi che crescono a Rozzano facciano queste cose. Lui poi è recidivo, non è la prima volta che usa un coltello. Doveva essere fermato prima". Quando il killer è uscito dall'aula in manette, i familiari di Mastrapasqua lo hanno insultato urlando "assassino, infame, bastardo, pezzo di merda" mentre veniva allontanato dalla polizia penitenziaria. Dopo la lettura del dispositivo, la tensione si è un po' abbassata: "Siamo soddisfatti. Sono state concesse le attenuanti generiche e questo ritengo sia il motivo per cui Rezza non sia stato condannato all'ergastolo. Parliamo della rapina di una cuffia che nuova sarebbe costata 14 euro, quella era usata: vedete un po' voi quanto potesse valere", spiega l'avvocato Minotti. In aula il legale aveva fatto ascoltare l'ultimo audio che il 31enne avrebbe voluto inviare alla fidanzata poco prima di morire. "Amore, ti prego, ti amo", si sente lamentarsi, rantolare, chiedere aiuto: un messaggio che non partirà mai. "È Manuel che muore", spiega il legale. Una testimonianza che ha fatto rivivere ai giudici e a chi ha assistito all'udienza i drammatici momenti di quella notte. Sempre il legale di parte civile aveva raccontato alla Corte chi era Manuel: "Era un bravo ragazzo, un ragazzo educato, che non rispondeva a nessuna provocazione. Era nato prematuro ed è stato in ospedale tantissimo tempo. Ha lottato e ce l'aveva fatta.

Fino a quando non ha trovato Daniele Rezza sulla sua strada". L'imputato è stato condannato anche al risarcimento dei danni ai familiari della vittima. La provvisionale è stata fissata a 150mila euro per la madre e 70mila ciascuno per il fratello e la sorella di Manuel.

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