Il destino ha voluto che nello spazio di dieci giorni morissero la mente e il braccio armato degli attentati alle ambasciate degli Stati Uniti in Tanzania e Kenya, che provocarono oltre 200 vittime. Lo scorso 18 febbraio è deceduto in un carcere americano Sheikh Omar Abdel-Rahman, 78 anni, noto come «lo sceicco cieco», domenica è stato ucciso Abu al Khayr al Masri, 59 anni, leader di primo piano di Al Qaida nonché genero di Osama Bin Laden. Erano entrambi egiziani, come l'attuale leader qaidista Ayman al Zawahiri, e il 7 agosto del 1998 seminarono morte e distruzione nelle sedi diplomatiche di Nairobi e Dar es Salaam, dando vita a uno dei più sanguinosi attentati contro obiettivi americani nel mondo. Il commando dell'epoca era composto anche da Abu Ayyub al Masri, altro pezzo da novanta del terrorismo di matrice jihadista, nonché cugino di primo grado di Al Masri, ucciso in uno scontro a fuoco con soldati statunitensi e iracheni il 18 aprile 2010.
Abu al Khayr al Masri è stato uno dei leader di primo piano (e della prima ora) di Al Qaida. Bin Laden l'aveva nominato «ambasciatore», inviandolo in Algeria, Indonesia, Cecenia e Uzbekistan per allargare il numero di adepti qaidisti, e successivamente ad Amburgo, per fare da tramite con la brigata Al Quds, guidata dall'ennesimo egiziano di questa storia, Mohamed Atta, incaricata degli attacchi al World Trade Center. Grattacieli che al Masri conosceva piuttosto bene visto che nel 1993 si era occupato degli aspetti logistici del primo attentato alle Torri Gemelle di New York, in cui morirono sei persone e un migliaio di altre rimasero ferite. Anche in quel caso l'operazione era stata coordinata dallo «sceicco cieco», deceduto la scorsa settimana.
Ci sono davvero tanti pericolosi intrecci tra questi signori del terrore e al Masri, eliminato nella provincia di Idlib (in Siria) da un missile lanciato da un drone americano. Gli Stati Uniti l'avevano inserito da parecchi anni nella lista dei ricercati più pericolosi, anche perché Al Masri nella sua esistenza non si è fatto mancare proprio nulla: aveva combattuto con i volontari arabi nei Balcani durante la guerra in Bosnia, spostandosi poi in Sudan per addestrare guerriglieri da inserire nell'organico di Al Qaida. Era persino riuscito clandestinamente a rientrare in Egitto, coordinando assieme al cugino Abu Ayyub attentati contro alcune caserme dell'esercito e ottenendo finanziamenti dai Fratelli Musulmani, organizzazione poi dichiarata fuorilegge dall'attuale presidente Al Sisi.
Per circa un anno e otto mesi al Masri ha conosciuto le carceri iraniane, ma è stato rilasciato nel marzo del 2015 riparando in Siria. Qui aveva stabilito una collaborazione con il Fronte al Nusra, la «filiale» siriana di Al Qaida, fino a fondare una propria cellula, denominata Khorasan.
La scorsa estate in un video Al Masri aveva annunciato la separazione di Al Nusra da Al Qaida, sostenendo di aver sottoscritto la scissione con Al Zawahiri. Secondo indiscrezioni stava per avvicinarsi all'Isis. Al Baghdadi avrebbe voluto farne «ministro della guerra», incarico appartenuto al georgiano Omar, ucciso a Mosul il 14 luglio 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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