Ucraina, cade la prima testa: è l'inviato speciale Usa Volker

Sarebbe stato lui a mettere in contatto l'avvocato di Trump Giuliani con un alto collaboratore di Zelensky

Ucraina, cade la prima testa: è l'inviato speciale Usa Volker

New York - L'Ucraina-gate fa la prima vittima. All'indomani della diffusione della denuncia della talpa sulla telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in cui il presidente americano chiese al leader di Kiev di indagare su Joe Biden e il figlio Hunter, cade la testa di Kurt Volker, l'inviato speciale Usa in Ucraina. Volker si è dimesso senza alcuna spiegazione pubblica, ma una fonte citata dal New York Times ha fatto sapere che ha ritenuto impossibile continuare a svolgere il suo incarico, visti gli sviluppi degli ultimi giorni. Come confermato dal dipartimento di Stato, l'inviato, citato nella denuncia dell'informatore, mise in contatto l'avvocato del tycoon, Rudy Giuliani, con un alto collaboratore di Zelensky su richiesta del consigliere presidenziale Andriy Yermak. Lo stesso ex sindaco di New York ha detto alla Cnn di aver ricevuto un messaggio di Volker il 19 luglio che lo voleva mettere in contatto con Yermak. Dopo almeno un paio telefonate fra l'avvocato e il consigliere di Zelensky, i due si incontrarono a Madrid il 1° agosto, e Giuliani condivise tutti i dettagli di quelle conversazioni con il dipartimento di Stato, in particolare con Volker. Il quale, poi, lo informò che la telefonata del 25 luglio fra Zelensky e Trump era andata bene.

Intanto, i presidenti di tre commissioni della Camera hanno emesso un mandato perché il segretario di stato Mike Pompeo fornisca al Congresso entro il 4 ottobre i documenti relativi all'interazione di Trump e Zelensky, nell'ambito dell'indagine di impeachment sul presidente. Tra il 2 e il 10 ottobre, invece, sono state fissate le deposizioni di cinque dirigenti di Foggy Bottom. A questo proposito, Giuliani ha dichiarato che non testimonierà a Capitol Hill senza consultarsi con Trump, ed è convinto che il suo lavoro dovrebbe essere protetto dal privilegio che tutela i rapporti tra avvocato e cliente: «Alla fine, se io fossi per il sì e lui per il no, non potrei testimoniare». Parlando con l'emittente britannica SkyNews, però, ha affermato che sarebbe pronto a comparire in Congresso. «Vorrei testimoniare e raccontare la mia storia», ha precisato, ribadendo che il Commander in Chief «non ha fatto proprio nulla di sbagliato». Giuliani comunque ha rinunciato a partecipare (come relatore a pagamento) a una conferenza in Armenia la prossima settimana dove dovrebbe esserci anche il leader russo Vladmir Putin.

E mentre Trump su Twitter si limita a scrivere a caratteri cubitali «Presidential harassment», «molestie presidenziali», Biden torna a difendersi dalle accuse del tycoon, definendo «sbagliati» gli attacchi «contro di me e la mia famiglia». «Ma siamo in grado di affrontarli, li supereremo», ha detto il candidato alle primarie dem di Usa 2020. Lo staff della sua campagna elettorale, però, non sarebbe soddisfatto della risposta: lo vorrebbe più aggressivo, per rispecchiare la rabbia della base del suo partito e convincere gli elettori. In modo così da arginare l'ascesa nei sondaggi della rivale progressista, la senatrice Elizabeth Warren, che nell'ultima proiezione di Quinnipiac University ha sorpassato l'ex vice presidente incassando il 27% delle preferenze dei dem contro il 25% di Biden.

Nel frattempo, la Cnn ha rivelato che la Casa Bianca ha limitato l'accesso alle telefonate di Trump con Putin e il principe ereditario saudita Muhammad bin Salman. E nello stesso modo, aveva limitato anche l'accesso della telefonata tra The Donald e il presidente ucraino.

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