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"Quella ucraina è resistenza. E va sostenuta con le armi"

La presidente dei partigiani cristiani: "A Kiev legittima difesa, anche la dottrina sociale della Chiesa la prevede"

"Quella ucraina è resistenza. E va sostenuta con le armi"

Milano. La resistenza ucraina va sostenuta «con ogni possibile aiuto, armi comprese». Le parole della presidente della Associazione dei partigiani cristiani Mariapia Garavaglia strideranno forse all'estrema sinistra, ma sono musica per chi a Kiev vede un nuovo 25 aprile.


Presidente, che significato ha oggi questo giorno?


«È una data fondamentale. Chi dice non parliamone più, rifletta su ciò che ci ha dato. E non è di sinistra. Sa quanti sacerdoti hanno educato i giovani ad andare in montagna? Era il solo modo per ridare libertà agli italiani».


Si ricordano poco i partigiani cattolici e liberali.


«Gli Alleati si sono fidati perché c'erano loro. Ora si parla di energia? Enrico Mattei era un grande partigiano. Il mio capo corrente, Giovanni Marcora, guidava la brigata Fratelli di Dio. Mai si sono vantati di aver preso le armi, era un atto doveroso di responsabilità».


Qualcuno ha usato il 25 aprile in modo settario.


«Sì impossessandosene e riducendola a ricorrenza di parte. Il mio sogno è che nessuno la rinneghi. Penso ai miei amici della Lega, o alla destra».


Il discorso sulla resistenza è di grande attualità.


«Io dico che non possiamo non assimilare la resistenza ucraina alla nostra, è resistenza di popolo, con le stesse finalità. Senza, l'Ucraina sarebbe oppressa e occupata. E difendono anche noi. Se non li aiutassimo, introdurremo nella storia il principio che ogni popolo può essere oppresso dal più forte».


Aiutarli anche con le armi?


«È legittima difesa. È nei Codici e anche la dottrina sociale della Chiesa la prevede, quando non c'è altra possibilità. Ma è ovvio. La non violenza è non infliggere danni a non colpevoli ma se qualcuno mi aggredisce io devo potermi difendere».


La Costituzione?


«Tutti ricordano la prima parte dell'articolo 11 ma alla seconda si riconduce l'adesione all'Ue e anche alla Nato».


La Nato ha ancora senso?


«Prima, o con gli Stati uniti d'Europa, avrei risposto diversamente. Ma l'Ucraina dimostra che ha senso, c'è una deterrenza difensiva. Ed è tremendo quel che sta accadendo a Paesi un tempo fieri della loro neutralità, come Finlandia e Svezia».


Le bandiere Nato al corteo?


«Per me, nel nostro Paese tutte le bandiere possono sventolare, a meno che non siano quelle fasciste o naziste».


Dell'Anpi cosa vuole dire?


«Io vorrei tutti i partigiani sotto uno stesso simbolo, ma non è così. L'Anpi sta cercando di recuperare uno svarione che io ho contestato. Non si può essere equidistanti sull'Ucraina, non si può dire: Vediamo cosa è successo davvero. È un'offesa. Qui c'è un'evidenza, anche di reportage giornalistici e fatti incontestabili».


Il 25 sarà a Milano?


«Sì, forse a titolo individuale perché pare che ci siano già troppi interventi, ma non faccio polemiche, spero in una manifestazione senza ambiguità, con tanti giovani e bandiere che garriscano dolcemente. La nostra resistenza dà valore a quella ucraina, che retroattivamente le dà significato».


Parlerà una ucraina.


«Meno male, questo sì».

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