Sarà anche un «anno bellissimo», così come prospettato dal premier Giuseppe Conte, ma le ultime stime sull'Italia raccontano di un Paese sul binario triste e solitario della stagnazione. Una crescita da zero virgola, peraltro, a rischio di scollinare sul versante della recessione. Non quella rimediabile di due trimestri consecutivi di contrazione economica, bensì quella cattiva, dura e duratura così come paventato dal Fondo monetario internazionale nell'ultimo report dedicato alla penisola. «Il debito è sostenibile, non c'è motivo per creare allarmismi», dice il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Ma il documento dell'Fmi smonta i due cardini della manovra - quota 100 e reddito di cittadinanza -, denuncia la nostra vulnerabilità di fronte ai mercati a causa delle politiche di governo e invita a mettere mano alle riforme strutturali. Occorre agire prima che sia troppo tardi, è l'esortazione dell'organizzazione guidata da Christine Lagarde, per evitare un effetto domino: uno choc acuto dell'Italia «potrebbe spingere i mercati in territori inesplorati». Insomma: untori da contagio globale.
Toni preoccupati condensati nella brutale sintesi delle cifre, dove non c'è traccia alcuna del «miracolo economico» propagandato dal vice-premier, Luigi Di Maio, e si fanno ancora più nette le distanze dal +1% di crescita previsto quest'anno dal governo. Mantenendosi allineato alle proiezioni di Bankitalia, l'Fmi conferma un'espansione dello 0,6% ma ritiene che fino al 2023 il tasso di espansione si manterrà sotto l'1%, mentre l'Ufficio parlamentare di bilancio accosta alla voce Pil uno 0,4%, indotto dall'effetto di trascinamento negativo dello scorso semestre, che ci condanna a essere «ancora il fanalino di coda dell'area euro». E sull'outloook 2020 (+0,8%) pesa come una spada di Damocle l'aumento Iva previsto dalle clausole di salvaguardia che, se attivato, eroderebbe di 0,2 punti la crescita prevista. Il peggio potrebbe però arrivare oggi da Bruxelles: secondo le indiscrezioni dell'Ansa, la Commissione Ue sforbicerà le proprie stime a un misero +0,2% dal +1% precedente.
Queste previsioni potrebbero tra l'altro rivelarsi ottimistiche nei prossimi mesi, alla luce del rallentamento dell'economia globale (pesano i dazi, pesa la Cina) e di quella tedesca in particolare verso cui l'Italia ha una stretta dipendenza (oltre 49 miliardi di euro le nostre esportazioni in Germania fra gennaio e ottobre 2018). Una crescita fiacca può impattare sui livelli di debito e di deficit, esponendo il Paese al pericolo di finire ancora nel mirino dei mercati. Il successo di ieri dell'asta dei Btp a 30 anni, con il collocamento di titoli per 8 miliardi a fronte di richieste per 41 miliardi e con rendimenti al 3,85%, mostra che la tregua sta tenendo. Ma la guardia non si può abbassare. Anzi, è il momento di muoversi «per eliminare gli impedimenti strutturali di lunga data che rendono l'economia italiana vulnerabile» afferma l'Fmi. Che come ricetta propone di tagliare il cuneo fiscale, tassare la prima casa, evitare i condoni e lottare contro l'evasione fiscale e l'elusione dell'Iva. Inoltre, la riforma Fornero non andrebbe toccata. «Quota 100» non va: aumenta i pensionati e la già elevata spesa e riduce la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale. E, non ultimo, non è un meccanismo tale da garantire un effetto di trasmissione automatico in base al quale chi si ritira crea un posto a un giovane.
Bocciato anche il reddito di cittadinanza, d'importo «molto elevato rispetto alle buone pratiche internazionali» e strumento che «potrebbe scoraggiare la partecipazione alla forza lavoro formale e aumentare la dipendenza dal welfare». Replica velenosa da parte di Di Maio: «Non hanno la credibilità per criticare il reddito di cittadinanza: hanno affamato i popoli per decenni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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