L a Tav non è un affare italiano, ma europeo e da Bruxelles arriva l'ultimatum al governo Conte: decida subito se andare avanti o no con l'opera. Tenendo presente che la Commissione Ue potrebbe tagliare i fondi approvati e chiedere di restituire quelli già sborsati per la prima fase della Torino-Lione.
Ad alzare il livello di pressione politica sull'esecutivo gialloverde è Enrico Brivio, portavoce della commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc. Parla di «ulteriori chiarificazioni il più presto possibile, nei prossimi giorni». E sempre ieri la ministra dei Trasporti francese ha chiesto al nostro governo di prendere una decisione «ora» sulla Tav. «La Francia - dice Elisabeth Borne - chiaramente rispetta i tempi che hanno voluto prendersi i nostri partner italiani. Ma oggi diciamo che bisogna che questa decisione arrivi». Quei tempi, è il sottinteso, si allungano per i contrasti tra Lega e M5s, ma l'analisi «costi-benefici», presentata a Bruxelles giovedì in un incontro tecnico tra funzionari italiani e della Commissione, per l'Ue non è necessaria e non cambia di una virgola la posizione di Bruxelles. «È un progetto importante per l'Italia, per la Francia e per l'Europa, essendo una linea transeuropea. Un progetto strategico necessario per unire le regioni, rafforzare la coesione sociale, in linea con l'esigenza di un trasporto sostenibile», spiega Brivio. Dunque, aggiunge, «ci aspettiamo che l'Italia rispetti l'accordo». Ma i ritardi si accumulano, gli appalti vengono sospesi e «più passa il tempo, più è alto il rischio», spiega il portavoce, che la Commissione tagli i finanziamenti che possono arrivare al 50% e chieda il rimborso, secondo il principio: «O lo usi o lo perdi».
Il ministero dei Trasporti fa sapere che «con la Commissione Ue è in corso una fattiva interlocuzione» e che il dossier serve per utilizzare «al meglio i fondi europei». Ma le autorità italiane vengono messe alle strette: Brivio ricorda l'accordo da rispettare con la Francia e con l'Europa, il Grant Agreement del 2015, che prevede scadenze ormai irrealizzabili, come fine dicembre 2019. Ora potrebbe essere modificato, su tempi e fondi. Ma prevede anche che, se ci fosse lo stop, l'Italia possa essere tagliata fuori dai finanziamenti Ue per i prossimi 5 anni.
Rischio tanto più grave in quanto anche secondo il procuratore generale della Corte dei conti Alberto Avoli, che ieri ha parlato all'apertura dell'anno giudiziario, «il nostro Paese non dispone di un patrimonio infrastrutturale adeguato al suo sistema economico e produttivo. Si tratta di una realtà incontrovertibile che incide negativamente anche sulla qualità della vita dei cittadini».
Tornando alla Torino-Lione, dice il presidente dell'Europarlamento e numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, non è un'infrastruttura locale come la Roma-Pescara, citata da Di Maio e Toninelli. «È fondamentale per lo sviluppo, il commercio, il turismo».
E al Corsera spiega: «L'approccio dell'analisi costi-benefici dei 5 tecnici no Tav è provinciale. Manca totalmente una visione. È irresponsabile mettere a rischio tante risorse per un capriccio antimoderno, antiecologico e nocivo per la salute».
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