È ufficiale: l'emergenza profughi ci costa più di alluvioni e sismi

Padoan conferma: spesi 3,3 miliardi, 16.500 euro l'anno per ogni immigrato Pochi fondi invece per le calamità naturali. All'Aquila 4 miliardi in 4 anni

È ufficiale: l'emergenza profughi ci costa più di alluvioni e sismi

Roma - La verità, finalmente, sul costo dell'immigrazione. Nel 2015 le spese stimate per far fronte allo «straordinario» afflusso di migranti sono ammontate a «oltre 3,3 miliardi di euro, di cui 3 miliardi di spesa corrente». È quanto ha dichiarato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nel Piano programmatico di bilancio 2016 che via XX Settembre ha inviato a Bruxelles allegandolo alla legge di Stabilità. La quota più rilevante di spesa, il 50%, riguarda la ricezione e i centri di accoglienza, mentre il 25-30% il salvataggio in mare. Insomma, qualora la Commissione europea non l'avesse compreso bene, Padoan l'ha ripetuto chiaro e forte: la clausola che sblocca uno 0,2% di deficit in più (circa 3,4 miliardi) è necessaria per fare fronte allo sforzo già sostenuto, che oggi impedisce di mantenere la promessa di alleggerire dal 27,5% al 24 l'aliquota Ires sulle imprese. I 135mila migranti sbarcati a oggi, che si aggiungono ai circa 75mila rifugiati già ospitati da inizio anno, sono quindi costati mediamente 16.500 euro ciascuno.

Al di là delle statistiche, che pure sono importanti, il dato fondamentale è che il capitolo immigrazione costa allo Stato molto più delle emergenze causate dalle catastrofi naturali che ogni anno si abbattono sul Paese. A titolo meramente esemplificativo basta ricordare che nel 2013, a quattro anni dal terremoto dell'Aquila, risultavano spesi circa 4 miliardi (dei quali la metà circa nel primo anno) sulla decina complessivamente stanziata ricorrendo a fondi pubblici ed europei.

Nonostante vi siano evidenti differenze sostanziali tra un cataclisma e l'afflusso straordinario di migranti, occorre tuttavia segnalare l'incongruenza - se non l'incomparabilità - tra questi capitoli nel bilancio dello Stato. L'impressione che se ne ricava, infatti, è che il governo sia sempre pronto a pagare quando si tratta di sostenere i rifugiati o dar la parvenza di contrastare l'immigrazione clandestina. Se, invece, un evento straordinario crea danni in una determinata area, i cordoni della borsa si allargano molto più lentamente. Come ricordato ieri dal Giornale , il ddl Bilancio allegato alla Stabilità dell'anno scorso prevede una spesa di circa un miliardo per il dossier immigrati. Dell'ammontare totale 440 milioni sono quelli direttamente destinati dal ministero dell'Interno alla gestione dell'accoglienza (centri rifugiati, protezione dei minori, integrazione, ecc.). Guardando quelle tabelle si rileva come nel 2014 a fronte di una previsione di costo di 513 milioni siano stati spesi effettivamente 830 milioni. Insomma, basta un decreto e le risorse sono immediatamente integrate.

Funziona allo stesso modo gli eventi catastrofali tipo terremoti e alluvioni? No. Il governo Renzi ha unificato tutte le voci nel «Fondo emergenze nazionali» che per il 2015 ha una dotazione di 1,5 miliardi di euro. In realtà, sia detto senza polemica, questi stanziamenti sono più virtuali che reali in quanto accorpano i mutui contratti per sostenere la ricostruzione in Abruzzo, in Emilia Romagna o addirittura per eventi di 20-30 anni fa. Quando si verificano fatti straordinari come quelli accaduti di recente in Sardegna o nel Sannio con un decreto ad hoc si stanzia qualche decina piuttosto che un centinaio di milioni rinviando altri interventi alla rimodulazione dei fondi europei.

Non a caso ieri #italiasicura , la struttura del governo per prevenire il dissesto, ha ribadito che gli stanziamenti ammontano a circa 5 miliardi di euro. Ma, come detto, sono tutti fondi europei che presumono una compartecipazione dell'Italia con apposita delibera del Cipe. Cioè, campa cavallo...

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