Roma - Il tono non diventa mai minaccioso, ma Giovanni Toti usa parole piuttosto nette. Con Calabria ed Emilia Romagna che andranno al voto fra poco più di un mese e con una corposa tornata amministrativa in primavera, il consigliere politico di Silvio Berlusconi è infatti convinto che un accordo con la Lega non sia più rinviabile. Con tanto di messaggio a Matteo Salvini: «Un vero leader deve dimostrare di saper costruire qualcosa, come ha fatto Umberto Bossi facendo pesare i voti del Nord dentro un'alleanza. Così la Lega non va da nessuna parte, anzi rischia di perdere quel che ha». Che, tradotto, significa la Lombardia e il Veneto dove Roberto Maroni e Luca Zaia governano anche con la coalizione di tutto il centrodestra. Toti, invece, è conciliante sulle tensioni interne al partito che, dice, non vanno enfatizzate. E Fitto? «Ogni spunto di dibattito spiega è ben accetto: Raffaele spesso propone in modo non condivisibile riflessioni legittime».
Dentro Forza Italia, insomma, nessun problema?
«Dopo il voto sui giudici della Consulta ho letto interpretazioni francamente azzardate. Sono voti sempre molto delicati e dargli una valenza politica è eccessivo».
Fra poche ore il Parlamento tornerà a votare. Troverete un nome condiviso?
«I gruppi parlamentari faranno sintesi su una personalità che possa raccogliere consenso. Poi, va detto che non dipende solo da noi. Forza Italia ha circa 120 voti e per eleggere un giudice costituzionale ne servono ben oltre 500».
Qualcuno dice che potrebbero essersi saldati i perplessi del patto del Nazareno dell'una e dell'altra parte
«Non credo. L'accordo sulle riforme è condiviso, proprio perché è chiaro a tutti che si tratta di un dialogo tra maggioranza e opposizione. Anzi, Salvini la smetta di considerarsi unica opposizione. Trattare le regole essenziali della nostra democrazia non è segno di accondiscendenza al governo, ma di maturità della nostra opposizione. Su economia e politica estera, per esempio, Forza Italia è netta e ritiene che si sia fatto davvero poco o nulla. A me pare che le scelte del presidente Silvio Berlusconi siano ancora una volta lungimiranti e che Forza Italia sia posizionata in modo chiaro».
Fitto non la pensa così. Lo ha ribadito ripetutamente in questi giorni.
«Dialoghiamo sulle riforme con il Pd, ma siamo all'opposizione su tutto il resto. Dall'economia e politica estera, dove Renzi non ha fatto altro che accodarsi alle sanzioni alla Russia (che sono un errore) e portare a casa la nomina di Federica Mogherini senza però riuscire ad ottenere neanche la nomina a vicepresidente vicario della Commissione».
Fitto, insomma, sbaglia?
«Ogni spunto di dibattito, purché costruttivo e non distruttivo, è ben accetto. Detto questo, Mariarosaria Rossi o Deborah Bergamini cui il presidente ha affidato compiti delicati, complicati e a volte dolorosi meritano più rispetto. Chi dice che la nostra opposizione è timida, però, non coglie il senso del momento. Siamo, insomma, un'opposizione dalla parte dell'Italia: non facciamo sconti, ma non gioiamo degli insuccessi del governo che sono molti».
Le pare plausibile, come si è sentito dire, che si possa aprire una vertenza legale nel partito?
«Berlusconi ha sempre esercitato il suo potere con ampia condivisone. E nessuno può seriamente ipotizzare di mettere in discussione, politicamente o giuridicamente, le cariche interne a Forza Italia. Non solo non esistono margini legali, ma sarebbe anche un autogol dal punto di vista politico».
Capitolo alleanze. Con Ncd la strada sembra in discesa. E con la Lega?
«Maroni, che ha esperienza, propone il modello Lombardia che è teso ad unire. Salvini, invece, pare concentrato sulla corsa in solitaria. È stato bravo a tirare fuori la Lega da un momento difficile, ma ora deve dimostrare di essere un leader e costruire qualcosa di utile. Da solo il Carroccio si condanna all'irrilevanza. Non va da nessuna parte. Anzi, rischia di perdere quel che ha».
Si riferisce a Lombardia e Veneto dove governate insieme?
«Rimettere insieme la coalizione sarà un percorso articolato, ma serve generosità da parte di tutti e non solo di Berlusconi.
Se Salvini deciderà di rifiutare questo percorso dovrà spiegare perché i voti della coalizione di centrodestra tutta non vanno bene in Emilia Romagna e nelle altre regioni, mentre Roberto Maroni e Luca Zaia sono governatori della Lombardia e del Veneto con i nostri voti. Deve essere chiaro a tutti che uniti si vince. Se ci dividiamo il primo danno sarà per i nostri elettori, compresi quelli del Carroccio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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