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Ultimi nodi da sciogliere. Sale Matone, dilemma Sud

Le tensioni fanno vacillare persino gli Esteri. Famiglia alla leghista, duello Cirielli-Musumeci

Ultimi nodi da sciogliere. Sale Matone, dilemma Sud

Giorgia Meloni non scopre le carte sui ministri alla vigilia dell'inizio delle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. Ieri in Transatlantico, durante le votazioni per i componenti dell'ufficio di presidenza della Camera dei deputati, i meloniani azzardavano: «Ci saranno sorprese nella pattuglia dei ministri rispetto ai nomi circolati».

La trattativa arriva alla curva finale, prima del traguardo. Il perdurare di una situazione di conflitto tra Forza Italia e Fratelli d'Italia potrebbe innescare un effetto a cascata che rimetterebbe in bilico caselle già assegnate. A partire da quella della Farnesina per il coordinatore nazionale di Fi Antonio Tajani. Per ora nello schema meloniano l'ex presidente del Parlamento europeo è il nome per occupare la poltrona al ministero degli Esteri. Ma sarebbe pronto Guido Crosetto, oggi in pole per assumere il timone del ministero dello Sviluppo economico, qualora fosse necessario in extremis un avvicendamento. Per il ministero della Difesa si va verso la conferma di Adolfo Urso, presidente uscente del Copasir e uomo di Meloni per le relazioni con Washington.

La novità arriva dal fronte leghista: nelle ultime ore sono schizzate le quotazioni di Simonetta Matone per un ministero. L'ex magistrato sarebbe la favorita per il dicastero della Famiglia o per la delega delle Disabilità. Il volto noto del salotto di Bruno Vespa figurerebbe nella rosa dei ministri in quota Lega. In uscita dalla rosa è Gian Marco Centinaio, eletto ieri vicepresidente del Senato. Giancarlo Giorgetti andrà al Mef e Matteo Salvini al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con la delega di vicepremier. Roberto Calderoli dovrebbe assumere la delega degli Affari regionali. Anche se si ragiona sull'opzione Agricoltura.

Per il ministero del Sud è in corso il ballottaggio tra Nello Musumeci ed Edmondo Cirielli, quest'ultimo in pole anche per i Rapporti con il Parlamento. Fuori dai giochi Fabio Rampelli, altro meloniano in odore di governo. Rampelli è stato riconfermato ieri vicepresidente della Camera. Per il ministero della Pubblica istruzione c'è Giuseppe Valditara in quota Lega. Per l'Università la forzista Gloria Saccani.

Faranno parte della pattuglia berlusconiana anche Anna Maria Bernini che andrà alla Pubblica istruzione e Gilberto Fratin Pichetto che andrà al ministero per la Transizione ecologica. Poltrona che sembra già chiusa. Ieri a Montecitorio Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, ha incrociato Pichetto ed è andato subito al sodo: «Caro ho già pronta la lista degli interventi che mi servono per la Calabria. Con il tuo ministero c'è molto da fare». «No problem» ha ribattuto Pichetto. Elisabetta Casellati dovrebbe andare alle Riforme. Il braccio di ferro tra Meloni e Fi sul ministero della Giustizia sembra essere risolto a favore di Carlo Nordio. Chiara Colosimo, data per il ministero delle Politiche giovanili, va nell'ufficio di presidenza della Camera. Meloni sta valutando alcune alternative tra i giovani parlamentari Fdi. Raffaele Fitto andrà agli Affari europei mentre al Lavoro c'è Marina Calderone.

Altro nodo da sciogliere è il ministero della Salute: Guido Bertolaso, Guido Rasi e Orazio Schillaci sono i tre nomi sul taccuino di Meloni. Deciderà dopo le consultazioni.

Discorso chiuso per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio che andrà a Giovanbattista Fazzolari.

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