Via gli ultimi ulivi, parte il cantiere Tap

Nella notte le operazioni per spostare le piante. Ancora scontri e proteste

Twitter: @fra_falco
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Il vertice fissato nel pomeriggio per mettere a punto un piano condiviso tra azienda e manifestanti è naufragato. E così, quando è stato chiaro che le operazioni per sistemare gli ultimi 12 ulivi nei grandi vasi all'interno del cantiere sarebbero state accompagnate da altre ore ad alta tensione, si è deciso di cambiare programma e imprimere un'accelerata. Che è scattata durante la notte.

Risultato: la zona è stata blindata, gli oppositori sono stati tenuti sotto controllo con un cordone di polizia e carabinieri, gli escavatori e le ruspe si sono fatti largo sotto la luce dei riflettori. E a metà mattinata era tutto concluso. Così a San Foca, territorio di Melendugno, l'angolo di Salento individuato per l'approdo del gasdotto Tap, è stato scritto l'ultimo atto del piano di lavori necessario per far posto al microtunnel, vale a dire l'espianto di 211 ulivi. Ma qui, in questo spicchio della provincia di Lecce dove per giorni ci sono stati scontri e disordini, è stato ancora una volta necessario un blitz con l'intervento delle forze di polizia in tenuta antisommossa per mantenere la situazione sotto controllo.

Gli alberi sono stati sistemati all'interno del cantiere. Una scelta presa alcuni giorni fa proprio per evitare di far lievitare la tensione in una zona in cui per settimane sono confluiti politici, associazioni, gente comune, ma anche personaggi vicini al mondo dell'antagonismo e ai No Tav. Proprio per scongiurare qualsiasi rischio, al termine di un paziente lavoro di mediazione da parte della prefettura, è stato deciso di lasciare gli ultimi dodici ulivi dov'erano. Un modo per evitare la fase più delicata, quella del trasporto al punto di stoccaggio.

Ma le cose evidentemente non sono andate secondo i piani, visto che è stato necessario militarizzare la zona. Durante la notte sono accorse pattuglie di polizia e carabinieri, mentre le ruspe hanno liberato i viottoli che attraversano questo fazzoletto di terra: le barricate realizzate con le pietre sradicate dai muretti a secco sono state rimosse, mentre all'interno del cantiere i tecnici hanno sistemato gli ulivi nei vasi. Le operazioni si sono concluse in tempi rapidi, del resto erano già stati fatti gli scavi attorno alle radici; sempre all'interno del perimetro sono stati sistemati gli altri 42 ulivi rimasti. E così il piano preparatorio previsto dalla multinazionale che dovrà traghettare in Europa il gas dall'Azerbaijan è concluso.

I lavori per il momento sono terminati: fino ad ottobre nel Salento non si muoverà pietra perché l'azienda ha promesso di non interferire con la stagione turistica.

Sul terreno resta lo scempio che si è perpetrato per giorni: i pezzi di recinzione del cantiere divelti, le grandi pietre usate per sbarrare la strada ai camion, i frammenti del muro di cinta di un'antica masseria. Adesso tutto potrebbe finire all'esame della Procura di Lecce.

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