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Ultimo giro al Quirinale Cercasi donna manager per governo di tregua

Il presidente non crede più in un accordo giallo-verde-azzurro e ha già un piano B

Ultimo giro al Quirinale Cercasi donna manager per governo di tregua

Il passo di lato di Giggino? Berlusconi disposto all'appoggio esterno? Il patto in extremis con il centrodestra? «No, non ci credo», dice Sergio Mattarella ai suoi consiglieri. Certo, tutto è sempre possibile, anzi «auspicabile», perché l'Italia ha bisogno urgente di un governo nella «pienezza dei suoi poteri». Però tante, troppe volte negli ultimi due mesi l'intesa era stata data per fatta perché adesso il capo dello Stato possa farsi illusioni. E senza un accordo giallo-verde-azzurro non resta che tentare un governo di tregua affidato a un personaggio neutrale, esperto di economia e con un riconosciuto standing internazionale, il cui compito principale sarà mettere in salvo la Finanziaria: si cerca, questa è l'ultima voce, una donna, un'imprenditrice.

Intanto oggi nello Studio alla Vetrata ripartono le consultazioni, le terze, ultrarapide. Le quinte, se si considerano le due fallite esplorazioni istituzionali dei presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Dal voto del 4 marzo sono passati oltre due mesi durante i quali, si è lamentato Mattarella la scorsa settimana, «le forze politiche non hanno fatto passi avanti». Crisi difficile, quasi impossibile. Siamo ormai vicini ai 66 giorni che nel 1992 trascorsero dall'avvio dell'undicesima legislatura e la nascita del primo governo di Giuliano Amato, o ai 64 che passarono dalle dimissioni di Ciriaco De Mita all'avvento del sesto gabinetto Andreotti. Insomma, dicono dal Quirinale, non si può più aspettare.

Subito sfileranno i tre big. Si comincia alle dieci con M5s, poi tocca al centrodestra, a mezzogiorno al Pd. E già all'ora di pranzo sarà tutto chiaro: se i partiti non avranno un'intesa, se non dimostreranno di avere numeri per formare una maggioranza politica, allora ci penserà il capo dello Stato.

Dunque già stasera, martedì al massimo, il presidente potrebbe dare un mandato secco a una «figura terza». Il prescelto, o la prescelta, dovrà poi mettere insieme la squadra, sempre in stretta collaborazione con il Colle: si pensa a ministri non per forza politici ma comunque pescati nelle tre aree principali, centrodestra, grillini, Pd. Una volta composta una compagine di governo, l'incaricato tornerà dal presidente che lo spedirà in Parlamento a cercare la fiducia per un esecutivo che superi lo stallo, arrivi almeno fino a dicembre e vari la manovra, evitando lo scatto delle clausole di salvaguardia e l'aumento dell'Iva.

Funzionerà il traghetto presidenziale? Affonderà subito? Lo decideranno le Camere. Sarà lì, pubblicamente, che i partiti dovranno decidere per il sì o per il no, motivando attraverso dichiarazioni di voto la loro eventuale indisponibilità. Quindi o la va o la spacca, non ci saranno altri tentativi. Infatti, in caso di sfiducia, il presidente a luglio scioglierà il Parlamento appena insediato e rimanderà il Paese alle urne. Il traghetto, l'esecutivo della figura terza si trasformerà da governo di tregua a governo balneare. Andrà avanti, navigherà, ma sotto costa, solo per gestire la corsa alle elezioni che si terranno in autunno, tra le ultime domeniche di settembre e metà ottobre, con buona pace della legge di Bilancio.

Una campagna di Ferragosto, un precipitarsi al voto con neo-parlamentari già scaduti e fuori dall'incarico e dallo stipendio, tutti tesi a riprendere il prima possibile il seggio prematuramente perduto. Visto dalla prospettiva del Colle, non è lo scenario ideale.

Ma tant'è.

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