È stato l'ultimo oltraggio alla memoria di Mahsa Amini da parte del regime di Teheran. Le forze di sicurezza hanno confiscato la targa del Premio Sakharov 2023 assegnato alla giovane donna. L'avvocato della famiglia di Amini, Mohammad Saleh-Nikbakht, è stato intercettato e interrogato venerdì all'aeroporto internazionale Imam Khomeini, dopo essere arrivato dalla Francia, dove ha ricevuto il premio a nome della famiglia. Il premio, assieme al cellulare e al passaporto dell'avvocato, sono stati sottratti dagli agenti nello scalo della capitale iraniana.
Il 12 dicembre, a Strasburgo, al Parlamento europeo si è svolta la cerimonia di consegna del premio a Jina Mahsa Amini e al movimento Donna, Vita, Libertà. Amini è morta in carcere il 16 settembre 2022 dopo essere stata arrestata dalla «polizia morale» e picchiata a morte per aver indossato il velo in modo improprio. La sua scomparsa ha scatenato proteste per chiedere maggiori diritti per le iraniane nel Paese. Sono scesi per strada giovani, donne, ma anche uomini. Il velo è solo la bandiera della protesta. In realtà il movimento chiede riforme strutturali al regime degli Ayatollah.
La famiglia di Amini al premio è stata rappresentata proprio dal loro avvocato, Nikbakht, dopo che ai familiari è stato vietato di lasciare l'Iran e quindi di partecipare alla cerimonia. Hanno ricevuto il premio anche la sorella di Hadis Najafi, una ventenne uccisa dalle forze di sicurezza durante una protesta, e Mersedeh Shahinkar, che ha perso un occhio durante una manifestazione.
«Il coraggio e la resistenza delle donne iraniane nella loro lotta per la giustizia, la libertà e i diritti umani non si fermeranno», ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. L'avvocato Nikbakht, condannato a un anno di carcere per aver svolto «attività di propaganda contro la Repubblica islamica dell'Iran», ha letto un messaggio della madre di Mahsa Amini.
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