Ultras, clan o malavita albanese. Tutte le piste del caso Ranucci

Più persone dietro all'attentato: al setaccio la video-sorveglianza. Esperti al lavoro sulla miccia che ha fatto esplodere l'ordigno

Ultras, clan o malavita albanese. Tutte le piste del caso Ranucci
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Dietro l'attentato a Sigfrido Ranucci ci sarebbero le mani di più persone. Che lo avrebbero seguito, non si sa se addirittura per giorni. E poi forse si sarebbero appostate tra gli alberi di fronte alla sua casa di Pomezia, attendendo l'allontanamento della scorta per poi accendere a mano la miccia che ha fatto esplodere l'ordigno, nascosta tra due vasi all'esterno della villetta. Il sospetto è che gli autori conoscessero gli spostamenti del conduttore di Report, che era rientrato giovedì dopo alcuni giorni di assenza. Una bomba rudimentale ma potente, che non aveva timer o attivazione a distanza. Un chilo di esplosivo che alle 22.17 ha distrutto le due auto di Ranucci, appena venti minuti dopo il rientro a casa della figlia. "Avrebbero potuto ucciderla", ha detto il giornalista. Un atto intimidatorio potenzialmente letale, progettato - ed è uno tra gli aspetti da chiarire - forse da tempo. La Dda di Roma indaga per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso, e non si esclude alcuna pista. A partire da quelle a cui portano le inchieste annunciate nella nuova stagione che parte domenica 26 ottobre, oltre a quelle andate in onda nel tempo sulla criminalità organizzata, sulle frange estreme della galassia ultras, sui clan. "Nelle prossime puntate torneremo a parlare della stragi di mafia, delle infiltrazione dei clan negli appalti - ha rivelato lasciando gli uffici della procura venerdì -. L'ordigno potrebbe essere un avvertimento per qualche inchiesta futura che però si riallaccia a cose fatta da noi nel passato". Nel contesto delineato dal conduttore con i magistrati "ci sono quattro-cinque tracce importanti che però per coincidenza alla fine riconducono sempre agli stessi ambiti", compreso "l'ambiente dell'eversione di destra criminale".

Non si esclude l'ipotesi di un attentato su commissione. I militari del Nucleo investigativo di Frascati hanno sequestrato le due auto danneggiate, il Ris è al lavoro sui reperti dell'ordigno, dove potrebbe esserci la firma degli attentatori. Ordigno che per tipologia richiama quelli usati anche in recenti episodi di intimidazione della malavita del litorale romano. Anche per questo il faro è puntato dagli inquirenti sulla commistione tra ambienti di estrema destra, frange ultras e criminalità locale. Del resto anche le concessioni balneari di quella zona sono state oggetto delle inchieste di Report. Ma si guarda anche agli ambienti della mala albanese - nel 2024 la trasmissione si era occupata degli affari con i migranti in Albania -, spesso vicina al mondo ultras. E poi si cerca la persona incappucciata, indicata da un testimone, che si sarebbe allontanata poco prima dell'esplosione, e un'auto con la quale potrebbero essere fuggiti gli attentatori. Si scava nelle immagini delle telecamere, anche se la più vicina dista oltre 50 metri dalla villetta. Sono stati acquisiti anche i video degli impianti lungo il percorso fatto dall'auto della scorta di Ranucci da Roma a casa. E poi si mettono insieme i pezzi analizzando le intimidazioni ricevute in passato, tra cui i proiettili di una P38 trovati un anno di fronte alla villetta. Ma anche lettere di minacce. Secondo quanto riferisce il Fatto Quotidiano il pentito di 'ndrangheta Luigi Bonaventura aveva detto di aver sentito in carcere che "Ranucci è un uomo segnato".

Continuano anche le tantissime manifestazioni di

solidarietà. Ieri 400 persone si sono radunate in sit in di fronte alla casa del cronista. "La tensione c'è, sicuramente, ma c'è anche la soddisfazione per le incredibili testimonianze di affetto che ricevo in Italia e dal mondo".

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