Umanesimo digitale e iper-tecnologia: l'idea di un'enciclica sui rischi del tempo

Il Papa potrebbe realizzare la prima lettera sull'Ia e i pericoli del progresso incontrollato

Umanesimo digitale e iper-tecnologia: l'idea di un'enciclica sui rischi del tempo
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Dalla rivoluzione industriale con l'avvento della modernità il rapporto tra fede e tecnica è stato uno dei principali temi trattati dai teologici e dai pontefici. Giovanni Paolo II nel 1998 ne scrisse nella sua enciclica «Fides et Ratio» mentre Papa Francesco lo affrontò nella «Lumen Fidei» del 2013. Come coniugare fede e ragione è stato il campo di studio di Benedetto XVI ma già Sant'Agostino con la formula «credo ut intelligam» (credo per capire) e «intelligo ut credam» (capisco per credere) spiegava la complementarietà di fede e ragione per la ricerca della verità.

Non è un caso che il nuovo papa Leone XIV sia un agostiniano che metterà questo tema al centro del proprio pontificato come ha spiegato ieri nel suo discorso ai cardinali. Prevost ha motivato la scelta del proprio nome rifacendosi a Leone XIII e alla sua enciclica Rerum Novarum con cui «affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale». Da qui la necessità per la Chiesa di oggi di «rispondere a un'altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell'intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro». In questo passaggio emerge tutta la forza della Chiesa cattolica capace di affrontare le sfide dell'oggi con gli strumenti della tradizione. Leone XIV, primo pontefice con una laurea in matematica, ha compreso come l'avvento dell'intelligenza artificiale sia un fatto epocale che la Chiesa non può permettersi né di subire né di ignorare ma che deve governare offrendo risposte ai fedeli. Per questo la prima enciclica del nuovo papa potrebbe essere proprio dedicata all'intelligenza artificiale in un ideale passaggio dalla Rerum Novarum alla Rerum Digitalium.

In particolare, Prevost potrebbe soffermarsi sui diritti dei lavoratori nel cosiddetto «nuovo umanesimo digitale». Il leitmotiv di un approccio cristiano è coniugare la tecnologia con l'etica e su un utilizzo etico e responsabile dell'IA potrebbe soffermarsi la sua enciclica. La sfida epocale che attende oggi la Chiesa è riuscire a preservare l'integrità spirituale e la fede in un mondo sempre più digitale. La formazione scientifica di Prevost può essere in tal senso un valore aggiunto per la Chiesa nell'affrontare le conseguenze della rivoluzione tecnologica in atto.

Già Papa Francesco nel suo pontificato aveva affrontato il tema dell'intelligenza artificiale con la nota vaticana Antiqua et Nova pubblicata a gennaio 2025 col sottotitolo «Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana».

Secondo la visione cristiana il dono dell'intelligenza è «un aspetto essenziale della creazione degli esseri umani a immagine di Dio» perciò l'IA deve essere uno strumento a servizio del bene comune. Sempre Papa Francesco, intervenendo al vertice del G7 nel giugno 2024, aveva lanciato un appello ai leader sul rischio che l'intelligenza artificiale non coniugata all'etica possa rimpiazzare l'uomo affermando: «È uno strumento affascinante e tremendo al tempo stesso».

Bergoglio invitava a un utilizzo responsabile dell'Ia consapevole che si tratti di una tecnologia destinata a ridefinire le relazioni sociali anche mettendo in discussione la nostra identità.

Con l'enciclca Rerum Digitalium Papa Leone XIV

potrebbe così continuare la riflessione di Francesco sull'intelligenza artificiale e al tempo stesso riprendere la visione di Leone XIII di critica alla tecnocrazia imprimendo una precisa direzione al proprio pontificato.

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