Un'altra beffa per Messina: non era considerata a rischio

Regione contro Protezione Civile: «Area indicata come non coinvolta dal dissesto idrogeologico»

Un'altra beffa per Messina: non era considerata a rischio

Messina ancora nel caos per via dell'emergenza idrica, «non era considerata un'area a rischio idrogeologico». E meno male. Le parole dell'assessore regionale al Territorio e ambiente, Maurizio Croce, che si è recato a Calatabiano, in provincia di Catania, nell'area franosa in cui insiste la condotta idrica che riforniva il Messinese, e che necessita di lavori di consolidamento per la messa in sicurezza della collina, lasciano spazio alla perplessità e alle riflessioni. «La zona di Calatabiano era segnata dalla Protezione civile come “area bianca” nel piano di dissesto idrogeologico, quindi non a rischio. E nessun ente locale aveva mai segnalato dei rischi riguardo alla zona in questione. Quindi non credo che potessimo intervenire».

E dire che in questi giorni non si fa altro che ripetere da più parti che la collina di Calatabiano subisce da sempre continui smottamenti, con colate di fango che piombano proprio sulla condotta, dove si sta pensando di utilizzare un materiale innovativo, di fattura tedesca, in quanto è flessibile e potrebbe, quindi, sopportare meglio il peso dei detriti. Si viene, inoltre, a scoprire che tempo fa erano installati proprio in quell'area dei sensori per monitorare gli smottamenti, costati parecchi milioni di euro, e successivamente rimossi. Se prima non era considerata zona a rischio, anche se tutti ripetono il contrario, adesso, proprio per la messa in sicurezza della collina di Calatabiano, arrivano 3 milioni di euro: 2 dallo Stato e 1 dalla Regione siciliana. Contraddizioni tutti all'italiana, ma si auspica almeno che si risolva il problema in maniera definitiva. Per arrivare a questo risultato, comunque, non è detto che non si debbano effettuare interventi non permanenti, così come ha sottolineato il capo del dipartimento di Protezione civile, Fabrizio Curcio. Eh già.

Perché il controllo della situazione è passato proprio alla Protezione civile nazionale, cui il Consiglio dei ministri, che ha dichiarato lo stato di emergenza idrica, ha conferito poteri straordinari. Alla Protezione civile il compito di risolvere il grave problema che affligge la città dello Stretto. Qui si vivono ancora disagi, malgrado sia stato riparato il bypass di Forza D'Agrò, quello che collega l'acquedotto di Fiumefreddo a quello dell'Alcantara per rifornire Messina seppure con un flusso ridotto di 300 litri al secondo. Intanto la città va avanti a furia di bacinelle, bidoni e bottiglie da riempire alle autobotti e alla nave-cisterna.

E oltre all'esercito, in soccorso dei cittadini è arrivata la Marina militare con una nave con capienza di 1.200 metri cubi d'acqua. I cittadini hanno protestato contro la giunta municipale e l'Unione nazionale consumatori ha deciso di avviare una class action contro l'Amam, la municipalizzata che gestiva il servizio idrico. L'indennizzo giornaliero richiesto sarà di 25 euro per i disagi subiti dalle famiglie, il doppio per i casi in cui vi sono anziani e persone con disabilità gravi. Come se l'emergenza idrica non bastasse, a Messina sono stati trasferiti 135 immigrati degli oltre 700 arrivati a Pozzallo nelle ultime ore.

Intanto sta tornando alla normalità la situazione dell'Agrigentino, rimasto per giorni senza acqua potabile in quanto contaminata da batteri

coliformi. Ma per una città che torna a regime, eccone un'altra che resta a secco. È Caltanissetta, dove l'acqua esce torbida dal rubinetto, forse per infiltrazioni di fanghiglia, e ne è vietato l'utilizzo ai fini potabili.

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