Dipendenza da droghe ed alcol e comportamenti aggressivi che sconfinano nella violenza. Il grido d'allarme lanciato anni fa dagli operatori sanitari che in prima linea nei pronto soccorso e nei loro studi affrontano la realtà della precocizzazione dell'abuso di alcol e droghe rimane ancora inascoltato. «L'ultima relazione al Parlamento sull'uso delle sostanze stupefacenti e dell'alcol registra inequivocabilmente l'abbassamento dell'età del primo consumo, scesa a 10 anni», denuncia Massimo Clerici, professore di psichiatria presso l' Università Milano-Bicocca.
Professor Clerici assistiamo ad un'escalation di comportamenti aggressivi e atti di insensata violenza tra gli adolescenti. Che cosa sta succedendo?
«Sono comportamenti strettamente legati al consumo e all'abuso di stupefacenti e alcol. Noi stiamo combattendo questa battaglia da anni. Le società scientifiche di tutto il mondo ribadiscono che non ha senso parlare di droghe leggere o pesanti ma invece i nostri ragazzi sono immersi in un marasma informativo che serve solo a creare più confusione».
Faccia chiarezza lei professore
«L'Organizzazione Mondiale della Sanità 15 anni fa ha detto una parola definitiva chiara: la droga spacca il cervello. Certamente anche la carenza di politiche sociali alimenta il disagio che sfocia in violenza su se stessi e sugli altri. Siamo noi a confrontarci con questi ragazzi che arrivano al pronto soccorso con psicosi acute da uso di sostanze stupefacenti».
E le famiglie?
«Allora quando sento casi di bambini al di sotto dei 13 anni positivi ai cannabinoidi o agli psicofarmaci so che si tratta di problematiche legate ad un contesto sociale. Come si procura la droga un bambino? Con quali soldi? È evidente che la trovano anche a casa. Si tratta di famiglie devastate. E comunque oramai c'è un mercato che si rivolge ai minori di 13 anni Si comincia a fumare e ad assumere cannabinoidi anche a 10 anni».
C'è un problema di assenza dei genitori?
«Peggio. C'è un stile di vita orientato al consumo. L'adolescente si struttura nella trasgressione e sempre più spesso incontro genitori che sono quasi orgogliosi delle trasgressioni del figlio, comunque indulgenti. Ma queste sostanze sono psicoattive, modificano il cervello. Anche la nicotina, che non intendo paragonare alle droghe, è però dimostrato che dà dipendenza, dunque agisce sul cervello, lo modifica».
Che cosa è cambiato rispetto al passato?
«I riti di iniziazione legati alla gerarchia sono sempre esistiti: i più grandi facevano subire ai più piccoli quello che avevano già affrontato loro. Ma c'era chi poneva un freno. Ora di fronte al bullismo e alla violenza non c'è controllo. La scuola è deresponsabilizzata nessuno pone un limite nè la famiglia nè la scuola».
Ma la soluzione è il proibizionismo?
«Credo non si possano perseguire politiche di liberalizzazione generalizzate ma certo il proibizionismo, anche il più duro non è la soluzione. Bisogna ci sia consapevolezza dei rischi. Non solo rispetto al consumo di droga e alcol. Guardiamo al dramma dell'anoressia. Sui social i siti che parlano di alimentazione incentivano tutti all'anoressia, spingono al dimagrimento in modo sbaglaito».
Come si può intervenire?
«Manca la prevenzione primaria che dovrebbe esercitare prima di tutto la famiglia e poi anche la scuola. E su questo noi operatori sanitari non possiamo fare nulla.
Dobbiamo intervenire con la prevenzione secondaria. Se un ragazzo finisce al pronto soccorso per abuso di alcol e droghe non deve più essere lasciato solo va seguito e monitorato. Mai sottovalutare questi segnali d'allarme».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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