Unicredit, utile oltre le attese e lavora sul capitale

Profitti a 1,3 miliardi. Mustier: «Siamo solidi, Italia e Germania sono strategiche»

Cinzia Meoni

Ancora tensione in Borsa su Unicredit, nonostante i dati trimestrali abbiano evidenziato segnali di miglioramento con un utile netto di 687 milioni, in rialzo del 31,5% rispetto allo scorso anno e superiore alle stime di consenso (ferme a 664 milioni). Tuttavia, complice l'esito degli stress test europei, Piazza Affari continua a temere che Unicredit avrà necessità di ricapitalizzare per una somma compresa tra 5 e 8 miliardi. Un'ipotesi che ha affondato il titolo in Borsa per il terzo giorno di fila: - 2,2% a 1,8 euro, da lunedì la perdita arriva al 14 per cento.

Più in dettaglio, Unicredit ha chiuso i primi sei mesi dell'anno - che è l'ultimo semestre firmato dall'ex ad Federico Ghizzoni prima di passare a fine giugno il comando a Jean Pierre Mustier - con utile netto di 1,3 miliardi (+27%), ricavi per 11,6 miliardi (+1,1%) e un rapporto costi-ricavi al 56,6% (in calo di tre punti rispetto allo scorso anno). A livello patrimoniale a giugno l'indice Cet1 regolamentare si è attestato la 10,33%, rispetto al 10,26% di marzo (10,85% il proforma). «Questa è una delle banche più forti in Europa, non serve nessuna motivazione speciale per guidarla», ha rimarcato il neo capo azienda Mustier, presentando i conti alla comunità finanziaria. Il top manager ha poi rinviato a un prossimo investor day, da fissarsi entro la fine dell'anno, ogni dettaglio strategico in merito al futuro dell'istituto, pur anticipando che anche la politica di dividendo sarà soggetta a revisione. «La politica di dividendi per il 2016 e per gli anni successivi sarà nuovamente discussa», ha aggiunto Mustier. E la notizia non è piaciuta al mercato.

«Non posso dare dettagli sulle richieste di capitale prima della presentazione della strategic review», ha spiegato Mustier pur sostenendo che «tutte le attività del business» saranno poste sotto esame per azioni di ottimizzazione del capitale. L'Italia «sarà al centro dell'evoluzione del nostro modello di business» e resteranno «strategici» asset come la tedesca Hvb, il Centro Est Europa e l'area Cib. Su Pioneer, dopo il divorzio dal Santander, ogni ipotesi è aperta, inclusa la quotazione, mentre per Bank Pekao, di cui è appena stato ceduto il 10%, «sono allo studio alternative ma nessuna decisione è stata presa». «Velocità senza precipitazione sarà il nostro modus operandi» ha aggiunto Mustier, spiegando che l'obiettivo del piano è quello di migliorare gli indici di capitale.

Ieri intanto la banca ha annunciato di aver ceduto a Sia, per 500 milioni, le attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento in Italia, Germania e Austria. L'operazione genererà un utile di circa 440 milioni per Unicredit nel 2016, con un impatto positivo sul Common equity tier 1 ratio fully loaded di circa 12 punti base.

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