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"Unioni civili? Merito nostro". Verdini scippa il voto a Renzi

Dopo il via libera al ddl Cirinnà, gli uomini di Verdini alzano la voce: "Siamo il paracadute che impedisce al governo di schiantarsi". Per il momento non vogliono poltrone. Ma sanno che la posta in gioco è alta: "Senza di noi il governo non ha la maggioranza"

"Unioni civili? Merito nostro". Verdini scippa il voto a Renzi

Il 25 febbraio del 2016 il Senato dà il suo primo via libera alle unioni civili. La data non è elemento marginale perché il "sì" arriva un decennio dopo la partita persa dei Dico e diversi mesi dopo le previsioni dello stesso premier Matteo Renzi. Segno di una partita difficilissima per il Pd, disseminata da dissensi trasversali, segnata dalla trincea di Ap, "colpita" dallo stop dei Cinque Stelle al canguro e sfociata in un emendamento del governo, con tanto di fiducia, frutto di un delicato patto con centristi. "È un dato di fatto - mette in chiaro il capogruppo di Ala in Senato, Lucio Barani, in una intervista al Quotidiano Nazionale - se la Cirinnà è stata approvata è merito nostro. Noi ce la intestiamo, il gruppo Ala se la intesta. Non vogliamo che ci ringrazino. Lo farà la storia".

Al testo arrivano i 173 "sì" del Senato in una votazione non priva di una coda velenosa. Quella, per la prima volta, dei 18 "sì" verdiniani, ininfluenti per l'approvazione in prima lettura del ddl Cirinnà ma determinati nella blindatura, sopra quota 161, della maggioranza. È una giornata che "resterà nella storia, ha vinto l'amore" esulta Renzi, sottolineando che "se, come minaccia qualcuno, andrò a casa perché 'colpevole' di aver ampliato i diritti, lo farò a testa alta". Per il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi il ddl "è un contributo alla felicità delle persone" mentre il Guardasigilli Andrea Orlando parla di "legge unirà il Paese più di quanto abbia diviso il parlamento". Ma la verità è che il voto di ieri sera, più che dare il via libera alle unioni civili, segna il matrimonio tra Denis Verdini e il governo Renzi. "Noi siamo il paracadute che impedisce al governo di schiantarsi - mette in chiaro Barani - la matematica non è un'opinione: senza di noi il governo non ha la maggioranza".

Per il momento il gruppo di Verdini non chiederà a Renzi niente in cambio. "Non chiediamo posti - assicura Barani - non c'è nessun mercimonio. Ci interessano le riforme, l'ammodernamento dello Stato, lo sviluppo. Ci crediamo davvero, anche se può sembrare assurdo". "Noi vogliamo dire la nostra perché sulla Cirinnà non è stato solo un voto tecnico, sulla legge, ma anche politico - sottolinea il veridiniano - è un voto di fiducia al governo, e questo ha un peso che non sfugge a nessuno. È chiaro che d'ora in poi voteremo sempre la fiducia al governo". Ma il dato politico c'è ed è pesantissimo. Gli uomini di Verdini lo sanno e su questo fanno leva. All'interno della maggioranza, spiega Barani a Qn, ci sono "diversi gruppuscoli all'interno di tutti i partiti di maggioranza" che "soffrono" per il nuovo sodalizio. Da qui la citazione del poeta latino Lucrezio che, nel De rerum natura, parlava della medicina amara che reca salute.

"Noi siamo il miele sul bordo che permette di sentirla meno amara".

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