Urla "Allah Akbar" e ammazza il prof

L'assalto in un liceo di Arras, fermato giovane ceceno. A Parigi scatta l'allerta attentati

Urla "Allah Akbar" e ammazza il prof
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L'hanno steso con un teaser. L'hanno arrestato. Ma aveva già colpito. Ha mirato alla carotide di un professore. E l'ha tagliata di netto. Uccidendolo. Il grido Allah Akbar viene denunciato dai testimoni del liceo di Arras. Siamo a un'ora di treno a nord di Parigi, quando alle 11 un ventenne di origine cecena con passaporto russo riaccende nell'Esagono il dramma già vissuto tre anni prima con l'esecuzione di un altro prof, Samuel Paty, sgozzato il 16 ottobre 2020. Quasi in contemporanea, a pochi chilometri dalla capitale, a Limay, viene bloccato un altro uomo, armato di coltello, mentre esce da una moschea diretto in un altro liceo. «Attentato sventato», spiegherà Macron. Niente da fare invece ad Arras.

Ancora una volta è uno straniero a colpire la République. Ancora una volta un soggetto già schedato Fiche S (seria minaccia) e stra-attenzionato, tanto da avere il cellulare intercettato. Sotto sorveglianza fisica dal 2 ottobre, Mohamed Mogouchkov, 20 anni, era stato fermato il giorno precedente, senza seguito. Il contesto che lo circonda e il cv della famiglia lasciano però talmente pochi dubbi dopo l'attacco che nel giro di un'ora il caso Arras passa alla procura antiterrorismo. E la verità spiazza la Francia.

Mohamed è arrivato nel 2008 nell'Esagono, a 6 anni. Con tre fratelli e una sorella, mamma e papà. Nel 2013 la famiglia fa domanda d'asilo. Rigettata. Nel 2014 finiscono in un centro amministrativo, per essere espulsi. Poi tutto si blocca. C'è il socialista Hollande all'Eliseo, nella bufera per il caso di una ragazzina rom. I comunisti insorgono. E col pressing delle Ong i ceceni tornano ad Arras. Solo il padre verrà espulso per radicalizzazione. Il fratello maggiore finisce in carcere quest'estate con doppia accusa: associazione terroristica e apologia di terrorismo. La sorella preferisce una scuola coranica. Il fratello minore, 16 anni, è stato arrestato ieri vicino a un altro liceo, non distante dal teatro di sangue già messo in piedi da Mohamed.

Un cavillo ha lasciato il terrorista su suolo francese: era entrato da piccolissimo; prima dei 13 anni, quindi «inespellibile». Ieri si è presentato con due coltelli. A scuola. Macron, giunto di corsa ad Arras, ammette che «la barbarie del terrorismo islamista ha colpito la Francia ancora una volta». Lo dice dopo un inchino (non mostrato in tv) verso la salma della vittima: è Dominique Bernard, 57 anni, che insegnava lettere moderne. L'assalto conta pure un altro prof in rianimazione, un addetto della mensa scolastica gravemente sfigurato e un terzo ferito.

Gli alunni, traumatizzati, cominciano a raccontare. Lo conoscevano, Mohamed. Era un ex del «Gambetta». Un ragazzo che già aveva dato problemi quando gironzolava per i corridoi. «Avevamo costantemente paura», aveva segnalato il personale dell'epoca che aveva già denunciato la sua deriva islamista: proselitismo, preghiere in classe, violenze. Aveva aggredito un prof e pure un alunno musulmano, accusato d'essere infedele perché ascoltava musica. «Attitudine ostile verso docenti e sorveglianti». Ieri il dramma.

Per la premier Borne, «la Nazione è sotto choc». La Francia passa a «emergenza attentati», il livello più alto del piano Vigipirate. Nuove misure. Non bastano cartelli in classe, esercitazioni su come reagire. Ma più agenti. E nuove vie allo studio per liberarsi dei soggetti pericolosi. Mohamed, che dopo aver già ucciso all'esterno è riuscito a entrare a scuola in cerca di «un prof di storia», è stato bloccato con la pistola a impulsi elettrici dalla polizia arrivata in dieci minuti. Tutto al vaglio della procura antiterrorismo: 9 fermi finora, compresa la sorella e lo zio. «Dramma orribile, la scuola non si lascerà terrorizzare», proclama il ministro Attal. Oggi, per scelta del preside, il liceo resta aperto. Si farà lezione. I lepenisti chiedono la testa del ministro dell'Interno Darmanin: «Deve render conto».

Ma si gioca al rimpiattino. E lui in tv spiega: da sabato fermati 12 jihadisti pronti a colpire. «Bisogna essere ancora più fermi», dice indicando soprattutto «un legame tra ciò che accade in Medio Oriente e l'attacco» del ceceno.

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