Cronache

Uruguaiano, bello e social. È un prete di strada il "Georg" di Francesco

Don Gonzalo Aemilius, 40 anni, teologo, viene paragonato all'assistente di Benedetto XVI

Uruguaiano, bello e social. È un prete di strada il "Georg" di Francesco

N egli ultimi anni aveva collaborato ufficiosamente col Papa, rimanendo nascosto nell'ombra, lontano dai riflettori e aiutando Francesco anche nella stesura di alcuni dei suoi discorsi. Padre Gonzalo Aemilius, prete di strada uruguayano, è il nuovo segretario personale di Jorge Bergoglio. Lo ha comunicato ieri il direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni, dopo che già da alcuni mesi era circolata la notizia che lo storico segretario personale del Papa, l'argentino don Fabián Pedacchio, avrebbe lasciato l'incarico e la residenza Santa Marta per riprendere servizio a tempo pieno presso la Congregazione per i vescovi.

Don Gonzalo, 40 anni compiuti a settembre e dottore in teologia, conosce Francesco dal 2006, da quando è diventato prete. Attivissimo sui social network come Twitter e Facebook (ha cancellato entrambi i profili in vista del nuovo incarico), il sacerdote era diventato «famoso» perché qualche giorno dopo l'elezione di Francesco, era il 17 marzo 2013, il Pontefice vedendolo tra la folla prima della celebrazione di una messa in Vaticano, aveva chiesto ai gendarmi di farlo avvicinare per salutarlo. Lui, capelli lunghi biondi e sorriso smagliante si era inginocchiato davanti al Papa e quell'immagine aveva fatto il giro del mondo. Poco dopo quell'incontro, Francesco, al termine della liturgia all'interno della parrocchia di Sant'Anna, aveva voluto presentare il sacerdote a tutti i fedeli, chiedendogli di avvicinarsi all'ambone. «Vieni qua Gonzalo...», aveva detto il Papa, «pregate per lui, che ha fondato un istituto intitolato a Giovanni Paolo II per i ragazzi di strada e per i drogati. Lui vive in Uruguay, non so come abbia fatto ad essere qui oggi, ma lo scoprirò!». Oltre alla capacità evangeliche del giovane prete di strada, più di un commentatore ha notato anche le sue potenzialità d'immagine, paragonandolo già a padre Georg Gänswein, lo storico segretario personale di Benedetto XVI che, sin dai primi anni del pontificato, grazie al suo profilo hollywoodiano conquistò le copertine di numerose riviste patinate di tutto il mondo. Stessa avvenenza ma un profilo diverso quello di padre Gonzalo, nonni ebrei e genitori atei ha dedicato tutta la sua giovinezza ai ragazzi di periferia e ai tossicodipendenti. Nel 2006 la sua storia aveva colpito molto l'allora arcivescovo Bergoglio che aveva voluto conoscerlo. A raccontare quell'incontro è stato lo stesso sacerdote uruguayano, intervistato dall'Osservatore Romano nel 2013: «Quando mi dissero che mi cercava al telefono il cardinale Bergoglio», racconta padre Aemilius, «pensai allo scherzo di un amico. L'arcivescovo di Buenos Aires non mi conosceva e dunque come avrebbe potuto telefonare a me per farmi gli auguri? Di lui mi colpì il suo modo di essere padre. Prima di tutto delle persone povere. Mi colpì molto quando, durante la messa del Giovedì santo celebrata in un quartiere simile a una favela brasiliana, dove circolava molta droga, fece la lavanda dei piedi a tossicodipendenti e malati di Aids con una tenerezza sconvolgente. E con il suo gesto riscattò tantissimi abitanti del quartiere, prigionieri di quel meccanismo tremendo che sono la droga e la sua strada».

Per padre Gonzalo, che diventa segretario personale del Papa, ci sarà un drastico cambiamento di vita: se fino ad oggi ha vissuto comunque a Roma e ha potuto aiutare Francesco in modo semiufficiale, potendosi dedicare pubblicamente anche ad altre attività collaterali sempre a favore degli ultimi, adesso dovrà fare i conti con la delicatezza e la riservatezza del suo ufficio che, facendolo rientrare in un particolare protocollo di sicurezza, lo obbliga a rinunciare a molte cose.

Per lui ci saranno principalmente dossier scottanti, incontri e riunioni, affiancato dal secondo segretario, il monsignore copto Yoannis Lahzi Gaid.

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