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Usa-Cuba, pace continua: riaprono le due ambasciate

Nuovo passo verso il disgelo: dopo oltre 50 anni riprendono le piene relazioni diplomatiche. Ma i repubblicani ancora si oppongono alla fine dell'embargo

Usa-Cuba, pace continua: riaprono le due ambasciate

Per la prima volta in oltre 50 anni la bandiera blu, rossa e bianca di Cuba sventola a Washington. L'America e l'isola caraibica non hanno relazioni diplomatiche dal 1961, quando alla Casa Bianca c'era John F. Kennedy. Dalla mezzanotte di domenica, invece, i due Paesi sono tornati ad avere complete relazioni diplomatiche, con un'ambasciata degli Stati Uniti all'Avana e una cubana a Washington D.C.

Non c'è stata tanta fanfara per una data senz'altro storica. Davanti alla nuova ambasciata cubana centinaia di persone hanno intonato l'inno nazionale, soldati in alta uniforme hanno issato la bandiera alla presenza del ministro degli Esteri Bruno Rodriguez, che è poi diventato il primo capo della diplomazia cubana a essere invitato a una visita ufficiale al Dipartimento di Stato dal 1959, anno della rivoluzione sull'isola. Lì ha incontrato il segretario di Stato John Kerry, che sarà invece all'Avana, primo segretario di Stato americano in oltre 70 anni, il 14 di agosto. Soltanto allora lì, in una cerimonia ufficiale, sarà issata la bandiera a stelle e strisce. Ieri, invece, è stato registrato un semplice upgrade della rappresentanza diplomatica sull'isola. La bandiera cubana è invece apparsa nella hall del Dipartimento di Stato, assieme a quelle di tutti i Paesi con cui l'America intrattiene relazioni diplomatiche.

Nonostante il congelamento delle relazioni, nel 1961, dagli anni Settanta esistono rappresentanze diplomatiche all'Avana e Washington, interests sections in inglese. Durante i decenni passati, però, i diplomatici americani a Cuba e quelli cubani in America non potevano abbandonare la capitale e viaggiare nel Paese senza uno speciale permesso. Il 20 luglio era la data decisa dai due governi per entrare nel regime delle complete relazioni diplomatiche, dopo che il 17 dicembre i presidenti Barack Obama e Raùl Castro, dopo mesi di negoziati segreti favoriti anche dalla mediazione di Papa Francesco, hanno portato a uno storico riavvicinamento, che ha messo fine a un'inimicizia che data dai tempi della Guerra Fredda. Il ministro degli Esteri cubano Rodriguez e il segretario John Kerry si sono visti ad aprile al summit della Americhe dove hanno avuto una conversazione anche i due presidenti. L'Amministrazione Obama a fine maggio ha cancellato Cuba dalla lista americana degli Stati che sostengono il terrorismo. Eppure, anche dalle parole ieri del capo della diplomazia cubana finalmente sbarcata a Washington è chiaro che benché le aperture siano storiche e senza precedenti, rimangono ancora tensioni tra i due Paesi. Il ministro Rodriguez ha spiegato come Cuba abbia potuto sopravvivere agli ultimi 50 anni soltanto grazie alla «saggia leadership» di Fidel Castro e ha criticato gli Stati Uniti sulla questione di Guantanamo, la famigerata base militare americana sull'isola di Cuba, e il mantenimento dell'embargo sul commercio. Nonostante la volontà del presidente Obama, infatti, l'embargo americano può essere eliminato soltanto da un voto al Congresso ma la maggioranza repubblicana si oppone. Per ora, soltanto pochissime aziende statunitensi possono fare affari all'Avana, dove ancora i turisti americani - sono ammessi con permessi speciali piccoli gruppi - non sono autorizzati dal loro stesso governo a recarsi nell'isola.

E Washington accusa il governo cubano di non fare nulla per migliorare la situazione dei diritti umani a Cuba e aprire alla democratizzazione del Paese.

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