Gli Usa e la Nato consegnano alla Russia le risposte scritte alle loro richieste sulla sicurezza riguardo l'Ucraina, respingendo la richiesta di escludere Kiev dall'Alleanza Atlantica. E dal dipartimento di Stato americano arriva un avvertimento: «Tutto lascia pensare» che Mosca userà la forza militare contro Kiev «entro metà febbraio». Alla Casa Bianca ieri si sono avvicendati il capo del Pentagono Lloyd Austin e il generale Mark Milley, capo dello stato maggiore congiunto, oltre al segretario di Stato Antony Blinken. Una presenza legata proprio - secondo i media americani - alle crescenti tensioni della crisi russo-ucraina, mentre interrogata sul programma del presidente nella giornata, la portavoce di Pennsylvania Avenue, Jen Psaki, ha riferito che Joe Biden avrebbe potuto trascorrere del tempo nella situation room, la sala operativa nei sotterranei della West Wing da dove vengono dirette tutte le operazioni militari e di sicurezza più delicate.
Le risposte consegnate da Washington a Mosca contengono «le preoccupazioni che gli Usa e i loro alleati hanno sollevato», e sono coordinate in pieno con Kiev e gli alleati, ha spiegato il titolare di Foggy Bottom, sottolineando che offrono «una seria via diplomatica se la Russia lo vuole». «Chiariamo che ci sono principi fondamentali che ci impegniamo a difendere - ha aggiunto - inclusa la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, e il diritto degli stati di scegliere i propri accordi di sicurezza e le proprie alleanze». Quindi, Blinken ha precisato che «nei prossimi giorni» parlerà con il collega Serghiei Lavrov. L'ambasciatore americano a Mosca, John Sullivan, è stato visto entrare ieri sera al ministero degli Esteri della capitale russa, ma è uscito senza fare nessun commento. E sia Blinken che Lavrov hanno spiegato che la lettera non sarà resa pubblica. Il Cremlino, invece, ha respinto le minacce di sanzioni dirette a Vladimir Putin da parte di Biden. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato che tali misure non sarebbero «politicamente dolorose» per Putin, quanto «distruttive» per le relazioni tra Mosca e l'Occidente.
Anche la Nato, intanto, ha consegnato all'ambasciatore russo in Belgio le risposte scritte alle esigenze di Mosca, che ha chiesto garanzie sulla non adesione dell'Ucraina all'Alleanza Atlantica. La Nato è disposta ad ascoltare le «preoccupazioni» russe, ma non scenderà a compromessi sui suoi «principi fondamentali», compreso il diritto dei suoi partner di scegliere la propria strada, ha spiegato il segretario generale Jens Stoltenberg. Il quale ha ricordato che la Russia ha ammassato oltre 100mila soldati ai confini con l'Ucraina, altre truppe sono in arrivo e c'è una concentrazione significativa anche in Bielorussia: «Chiediamo a Mosca un'immediata de-escalation». L'Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell'Ue, Josep Borrell, ha sottolineato che l'Ue è stata «in stretto contatto con Usa e Nato per poter coordinare i nostri punti di vista», assicurando di non aver «mai visto un livello così elevato di cooperazione con Washington come in questi giorni». Mentre Berlino, accusata da più fronti di mantenere una linea troppo cauta, fa arrabbiare Kiev per l'annuncio da parte della ministra della Difesa Christine Lambrecht dell'invio di 5.
000 elmetti in Ucraina. «Sono una barzelletta», ha commentato il sindaco della capitale Vitali Klitschko, mentre l'ambasciatore in Germania ha apprezzato formalmente il gesto, liquidandolo tuttavia come «simbolico, una goccia nel mare».
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