Usa e Ue sfidano la Cina: "Nuove indagini sul virus". Lo studio: tracce nel 2019

Von der Leyen: "Serve trasparenza". Il giallo della ricerca fermata all'università di Rotterdam

Usa e Ue sfidano la Cina: "Nuove indagini sul virus". Lo studio: tracce nel 2019

L'Occidente fa la voce grossa con la Cina e la mette alle strette per fare chiarezza sulle origini del virus. Durante il G7 in Cornovaglia, l'Ue si è allineata agli Usa perché si arrivi a un'indagine seria su cosa è realmente accaduto a Wuhan. Che il braccio di ferro non sia solo scientifico ma politico è chiaro a tutti, soprattutto in vista degli equilibri economici da ridisegnare per il post pandemia. «È della massima importanza - scandisce la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen - sapere qual è l'origine del coronavirus». A ricalcare la linea del presidente Biden è il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: «Serve piena trasparenza.. Sosteniamo tutti gli sforzi tesi a fare chiarezza: il mondo ha diritto di sapereche cosa è successo».

A dare una lettura politica della pressante richiesta è Francesco Sisci, sinologo, professore di geopolitica all'Università Luiss: «Questo G7 potrebbe segnare l'inizio della svolta. Il retropensiero cinese è che l'America sia in declino, mentre queste iniziative potrebbero segnalare che l'America si era in qualche modo addormentata per un po' e adesso torna». A livello scientifico le incognite da chiarire solo parecchie, a cominciare dal dilemma sull'origine in laboratorio o in natura. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha richiesto informazioni aggiuntive per rispondere agli interrogativi legati alla pandemia e valutare la possibilità che la minaccia che ha provocato il decesso di milioni di persone sia frutto della mano umana. Ma finora la maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che non esistano prove sufficienti per stabilire un'origine artificiale del virus e che lo scenario più probabile preveda un'evoluzione naturale, con un «salto di specie» da un pipistrello o un altro animale intermedio non ancora identificato. Servono nuovi test. Per effettuarli l'Oms ha scelto il laboratorio dell'Università Erasmo di Rotterdam. Uno degli autori degli studi è Emanuele Montomoli, professore di Sanità pubblica al Dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Siena, insieme a Giovanni Apollone, direttore scientifico dell'Istituto Tumori di Milano. «Dalla nostra ricerca - spiega Montomoli - emerge che nell'ottobre 2019 c'erano già soggetti che presentavano gli anticorpi al virus. I campioni di sangue erano stati prelevati da pazienti in cura all'Istituto tumori di Milano. Questo studio ci permette di ipotizzare che il virus sia stato in circolazione da parecchio tempo prima e che, mutazione dopo mutazione, abbia trovato quella adatta a farlo diffondere come l'abbiamo conosciuto noi».

«Quando abbiamo pubblicato il nostro lavoro sull'Int Tumori Journal si è scatenato un putiferio - spiega Montomoli - Ora siamo a un

punto fermo perché l'Università di Rotterdam non vuole pubblicare i risultati perché ritiene troppo categorico e forte dover affermare che il virus circolava già a ottobre». L'analisi dei dati «in appello» chiarirà i dubbi.

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