Usa-Iran, offese e minacce: "Trump è un ritardato". E lui: "Vi annienteremo"

Teheran: chiusura definitiva delle relazioni Da Parigi a Londra appello alla moderazione

Usa-Iran, offese e minacce: "Trump è un ritardato". E lui: "Vi annienteremo"

New York Nuovo durissimo botta e riposta tra Stati Uniti ed Iran dopo le sanzioni imposte da Donald Trump contro il Leader Supremo, l'Ayatollah Ali Khamenei. «Ogni attacco all'America provocherà il suo annientamento», tuona il presidente Usa su Twitter. Le nuove misure restrittive «chiudono in maniera permanente la via diplomatica», replica il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran.

La tensione tra i due paesi è alle stelle e da più parti giungono appelli alla moderazione: anche i membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu al termine di una riunione urgente hanno chiesto «alle parti e a tutti i paesi nella regione di esercitare la massima moderazione», sottolineando che le «differenze devono essere risolte attraverso il dialogo e pacificamente». Le dichiarazioni «ignoranti ed offensive» di Teheran «mostrano solo che non comprendono la realtà», chiosa invece il tycoon. «La leadership iraniana non capisce parole come gentilezza o comprensione - continua - Purtroppo quello che capiscono è forza e potere e gli Stati Uniti sono di gran lunga la forza militare più potente al mondo». L'ira di Trump è scatenata dalle parole in diretta tv del suo omologo Hassan Rohani, secondo cui la Casa Bianca è «afflitta da ritardo mentale». Per il leader di Teheran le nuove sanzioni sono «oltraggiose e stupide», oltre che la prova del «chiaro fallimento» dell'amministrazione Usa. «Mentre fate appelli ai negoziati cercate di sanzionare il ministro degli Esteri? È evidente che state mentendo sulla vostra intenzione di trattare», precisa Rohani, riferendosi all'annuncio di altre misure restrittive contro il capo della diplomazia iraniana, Mohammad Javad Zarif. E il portavoce del ministero degli Esteri, Abbas Mousavi, rincara la dose: «Imporre sanzioni sterili contro l'ayatollah e Zarif significa la chiusura in modo permanente della via della diplomazia con l'amministrazione Usa, che sta distruggendo tutti i meccanismi internazionali stabiliti per mantenere il mondo in pace e sicurezza». Da Gerusalemme, intanto, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton (che ha spinto fino all'ultimo per l'opzione militare dopo l'abbattimento del drone americano), afferma come gli Stati Uniti siano aperti ai negoziati, l'unica cosa che Teheran deve fare è «varcare quella porta aperta». Altre critiche alla nuova ondata di sanzioni, invece, arrivano da Mosca: sono «sconsiderate», «le autorità americane dovrebbero pensare bene a dove possa condurre questa politica imprudente», spiega il ministero degli Esteri russo, secondo cui le mosse di Washington sono «in grado non solo di destabilizzare il vicino e il Medio Oriente, ma di minacciare l'intero sistema di sicurezza internazionale».

Nel frattempo, il genero e consigliere di Trump, Jared Kushner, è in Bahrein per il seminario di Manama, sponsorizzato dagli Usa e dedicato agli aspetti economici del Piano di pace da 50 miliardi di dollari in dieci anni per il Medio Oriente.

«La crescita economica e la prosperità del popolo palestinese non sono possibili senza una durevole e giusta soluzione politica del conflitto - afferma Kushner - una che garantisca la sicurezza di Israele e l'altra che rispetti la dignità del popolo palestinese». Alle discussioni, però, mancano proprio la delegazioni israeliana e quella palestinese.

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