Politica

Vaccini, clausola anti-furbi. Le cinque fasce del piano

Il ministro Gelmini: "Si è scelto di procedere per scaglioni d'età. Ora basta scorte per le Regioni"

Vaccini, clausola anti-furbi. Le cinque fasce del piano

Ora che la parentesi Arcuri è stata chiusa, ora che Draghi ha voluto il generale Figliuolo, al piano vaccini, finalmente, non resta che decollare. E la parola d'ordine sarà uniformità: le regole varranno per tutti in ogni regione. «Così abbiamo voluto chiudere la porta in faccia ai furbetti del vaccino, quelli che tentano di saltare la fila, spiega Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali, perchè varrà il criterio d'età, precedenza ai più anziani, poi a scendere». Ieri il ministro Gelmini ha convocato la Conferenza Stato-Regioni alla quale hanno partecipato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza (che terrà un'informativa sul piano vaccini e sulle misure per fronteggiare l'emergenza da Covid-19) e il ministro per le Disabilità, Erika Stefani. Al vertice anche il commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Le priorità non varieranno a secondo dalla Regione, ma varrà per tutti. Allo stesso modo. «Ma non abbiamo voluto lasciare soli i soggetti estremamente fragili, che soffrono in forma grave di una serie di patologie e anche i disabili gravi, quelli riconosciuti dalla legge 104. Loro avranno la precedenza insieme ai caregiver». Successivamente si completerà la vaccinazione del personale sanitario, gli over 80, il personale della scuola, militari e forze dell'ordine. Vaccinazione di massa dunque si ma dove? Verranno coinvolti anche i luoghi di lavoro. «Per gli insegnanti ad esempio la vaccinazione sarà a scuola», spiega il ministro Gelmini. Così come nelle grandi imprese, con il canale della vaccinazione diretta in azienda e negli ambulatori dell'Inail per quelle piccole, che non hanno il medico aziendale. Entro il 19 marzo si concluderà poi la ricognizione promossa da Confindustria nel mondo delle imprese per presentare al governo una lista di realtà disponibili a fornire spazi per le vaccinazioni. In prima linea c'è anche la Confapi. Mercoledì la Lombardia ha firmato con Confindustria e Confapi un protocollo d'intesa per le vaccinazioni in azienda e altre regioni potrebbero seguire a breve (Friuli Venezia Giulia, Veneto). Ma la stessa Confindustria preme per una regia nazionale. L'operazione non è semplice ma avrebbe un vantaggio: il coinvolgimento dei medici d'azienda, i cosiddetti «medici competenti». Un vantaggio non da poco visto che si cercano professionisti per fare iniezioni. L'altro giorno è stato firmato l'accordo che arruola anche i 60 mila odontoiatri italiani, che si aggiungono a 40 mila specializzandi e ai 60 mila medici di famiglia e pediatri. In questo modo, solo considerando i medici, i potenziali vaccinatori sono 160 mila. A loro vanno poi aggiunti i medici militari, e quelli della Croce rossa. Resta sul tavolo l'ipotesi di autorizzare alla somministrazione anche infermieri e farmacisti, sotto la supervisione di un medico che magari potrebbe controllare in contemporanea più di una postazione. Si corre e si cercano soluzioni. «Abbiamo deciso che le Regioni non terranno più da parte il 30 per cento delle dosi per allargare il più possibile la platea dei vaccinati anche perchè stanno arrivando carichi importanti». Si vuole allargare il più possibile, arruolare e fare in fretta, si studia il modo di velocizzare il ritmo di somministrazione.

Con 24 somministrazioni al giorno per medico, per raggiungere le 600 mila dosi al giorno basterebbero 25 mila medici in servizio.

Commenti