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Vaccino, c'è l'ok negli Usa. L'Ue è pronta a partire. Ma l'Italia resta in bilico

L'Fda: sì al farmaco Pfizer. Bruxelles: i Paesi si preparino. Da noi pochi hub per somministrare

Vaccino, c'è l'ok negli Usa. L'Ue è pronta a partire. Ma l'Italia resta in bilico

Distribuzione del vaccino equa in tutta Europa. Che significa: dosi per tutti e nello stesso momento. Il Consiglio europeo entra nel merito del piano vaccini e imposta la più grande operazione sanitaria mai vista. Fissando paletti ambiziosi che, già solo sulla carta, sembrano difficili da rispettare. «È molto importante che i vaccini siano forniti in modo coordinato, che arrivino più o meno allo stesso momento in tutti i Paesi - ha sollecitato la cancelliera tedesca Angela Merkel - Non possiamo garantire che sarà la stessa ora, lo stesso minuto e secondo. Ma ci dovrà essere un coordinamento molto forte per dimostrare ai cittadini europei che tutti devono avere equo accesso ai vaccini». Senza battere ciglio, il premier Giuseppe Conte, durante la riunione a Bruxelles con i colleghi europei, ha ribadito: «Abbiamo concordato un approccio coordinato per la distribuzione dei vaccini. Se ci riusciremo cercheremo di organizzare il Vaccino-Day per dimostrare che l'Europa parte insieme».

D'accordo. Bene che si parta assieme, soprattutto dopo la «fuga in avanti» dell'Inghilterra che ha già cominciato a iniettare i vaccini Pfizer. Ma l'Italia ce la farà a stare al passo con gli altri Paesi e a rispettare i tempi? O rischia l'effetto zavorra facendo una figuraccia in Europa?

A porsi la domanda sono i tecnici che stanno già facendo le notti in bianco per realizzare in tempo il piano vaccini. E a qualcuno è già venuto il dubbio che i centri per la somministrazione delle fiale non siano sufficienti. Dovranno essere uno ogni 30mila abitanti (in una prima bozza del piano ne erano stati previsti uno ogni 20mila). Ma c'è chi sostiene che 300 hub vaccinali non saranno sufficienti e ne servirebbero cinque volte tanto. O meglio, dipende molto da che vaccino si somministra. In Lombardia, dove inizialmente erano stati previsti 200 centri, il commissario Domenico Arcuri ha ridotto il numero a 66. «Con le fiale di Pfizer ci saranno delle limitazioni sulla conservazione poichè è necessario mantenere il vaccino a meno 8 gradi e servono frigoriferi speciali - spiega Antonio Clavenna, farmaco epidemiologo dell'istituto Mario Negri - Quindi quei vaccini potranno essere somministrati solo negli hub. Ma quando avremo a disposizione anche i vaccini di Moderna e Astrazeneca, molto più semplici da gestire, è necessario che le persone non si debbano recare in hub sperduti per essere vaccinate. Le dosi devono essere accessibili ovunque: nei centri vaccinali pediatrici, negli ospedali, nelle Ats. Insomma, vaccinarsi deve essere facilissimo e non un impegno. Ne vale del successo della campagna vaccinale».

Nelle tempistiche del piano andrà anche considerato il ritardo annunciato da Sanofi e Gsk, a cui l'Italia ha opzionato oltre 40 milioni di dosi, che fanno slittare il loro vaccino alla fine del 2021 poiché non sono stati soddisfacenti i risultati sulla popolazione anziana. Negli Usa, invece, arriva il via libera dell'Fda per il farmaco Pfizer, che dovrebbe invece ottenere il parere dall'Ema entro fine mese. «Il problema - fa notare il virologo Fabrizio Pregliasco, università Statale di Milano - non sono tanto i centri vaccinali, quanto il personale sanitario che provvederà alle vaccinazioni».

Servono 3mila medici e 12mila infermieri ma bisogna vedere quanti risponderanno ai bandi pubblicati ieri e rivolti a cittadini italiani, Ue ed extra Ue. «Se fossimo in guerra - ha detto il commissario Arcuri - sarebbe una chiamata alle armi». Sembra procedere la fornitura delle siringhe: «Abbiamo ricevuto offerte per un totale di 1 miliardo e 524 milioni di pezzi»

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