L'apolide, il Che, il guatemalteco. L'ultima entrata a gamba tesa di Alessandro Di Battista nel dibattito politico italiano è arrivata proprio da una comunità in Guatemala. Contemporaneamente «eroe dei due mondi» a Cinque Stelle e ospite stizzito di Lilli Gruber a Otto e Mezzo. Dibba, l'uomo più amato dai grillini, copre il fianco sinistro del Movimento e non si fa problemi ad attaccare gli alleati della Lega. Lunedì sera, nel salotto televisivo di La7, non sono mancate le bordate. «Non ho problemi a parlare di Salvini - ha lanciato la bomba nella compagine gialloverde - pure sui 49 milioni di euro. Non faccio parte della Lega e non ho mai amato particolarmente Salvini». Il guatemalteco non arretra di un centimetro: «I 49 milioni di euro Salvini li deve restituire fino all'ultimo centesimo, ci mancherebbe altro. La Lega deve restituire il maltolto».
Da quando si trova in esilio volontario in America, pagato dal Fatto, ogni irruzione di Di Battista nelle questione nostrane diventa subito notizia, i virgolettati campeggiano nelle homepage dei siti, vengono ripresi da quotidiani e tg. Salvini ha liquidato la polemica parlando di «robe interne ai Cinque Stelle». E il leader del Carroccio non sbaglia.
Dopo un primo appoggio all'alleanza pentaleghista, nelle ultime settimane, complice l'ascesa del «Capitano» nei sondaggi, Dibba ha cambiato registro. Ogni uscita è un distinguo dal socio di governo. Il 2 settembre, durante la festa del Fatto, ha attaccato sulla nazionalizzazione di Autostrade «è lì che si vedrà poi veramente la Lega». Il ruolo è funzionale a quello di Roberto Fico. Di Battista sbraita da Puerto Escondido, Fico dirige la fronda in Parlamento. E Beppe Grillo sembra aver consegnato il testimone di «megafono» all'ex deputato romano. L'erede perfetto in quanto a verve, capacità di comunicazione e mobilitazione trasversale del popolo pentastellato.
Tra i parlamentari del Movimento è forte la sensazione che quella di Dibba sia una figura insostituibile. Rivelatore il lapsus di un senatore grillino mentre gli si chiede di ipotetici strappi alla regola aurea dei due mandati. «Non possiamo perdere un personaggio come Di Battista», dice. E quando gli si fa notare che Di Battista, avendo saltato un giro, sarebbe candidabile si sbottona: «Sì certo, ma io sto parlando del futuro». Dunque, finita l'avventura americana e la legislatura gialloverde, l'ex deputato è pronto a tornare a fare politica dentro le istituzioni.
Sicuramente il saluto di Dibba sarà uno degli interventi più attesi alla kermesse «Italia 5 Stelle» in programma il 20 e il 21 ottobre al Circo Massimo di Roma. «Ci vediamo tutti a Roma, al Circo Massimo - ha scritto ieri Luigi Di Maio su Facebook - per la quinta edizione di Italia 5 Stelle». Di Maio ha proseguito ricordando la prima edizione della manifestazione, nel 2014, «fortemente voluta da Gianroberto», organizzata proprio al Circo Massimo.
«Allora il nostro sogno era andare al governo per eliminare la corruzione, per dare il Reddito di Cittadinanza e non lasciare indietro nessuno, per restituire l'acqua pubblica ai cittadini - ha scritto Di Maio - oggi questo sogno si sta realizzando».
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