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Val d'Aosta, indagato il governatore

L'ombra della 'ndrangheta su Fosson. E in Regione si apre la crisi

Val d'Aosta, indagato il governatore

La ndrangheta nel voto della Valle D'Aosta. Possibili condizionamenti della locale della cosca calabrese nelle elezioni regionali del 2018. La politica che cerca l'aiuto della mafia insediata nella piccola regione al confine con la Francia e viceversa. La Dda di Torino ipotizza corruzione elettorale. Il governatore Antonio Fosson è indagato per voto di scambio politico mafioso. Avvisi di garanzia anche agli assessori regionali Laurent Viérin (turismo e beni culturali), ex presidente della Regione, e Stefano Borrello (opere pubbliche), e il consigliere regionale Luca Bianchi.

Ma è l'intera politica e gli ultimi «tre presidenti» a essere assoggettata all'influenza dei boss, secondo il pm titolare dell'inchiesta «Egomnia», Valerio Longi, con incontri e contatti tra i candidati ed esponenti della locale di ndrangheta attiva ad Aosta. Un sodalizio criminale che ha, secondo le indagini «concordato e approvato i candidati da supportare, stabilendo anche i voti da attribuire», e il cui obiettivo era di «godere di un debito di riconoscenza da parte degli esponenti dei maggiori partiti autonomisti valdostani», nonché di «avere un maggior numero di consiglieri fedeli nel consesso regionale».

Nelle carte del processo in corso sulle infiltrazioni mafiose scaturito da un'altra operazione, «Geenna», che nel gennaio scorso portò a 17 arresti, viene descritta l'«inquietante» commistione tra mafia e politica. Scrive il pm: «Il sodalizio mafioso di matrice ndranghetista capeggiato dai fratelli Marco e Roberto Di Donato è riuscito a influenzare le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale. Infatti è riuscito a condizionare le scelte elettorali di una parte degli elettori al fine di soddisfare gli interessi o le esigenze del sodalizio».

Il governatore Fosson, che dichiara di essere «completamente estraneo» e di non aver ricevuto avvisi di garanzia, «saluta Giuseppe Petullà chiamandolo sempre «capo» e sembra incredibile che un semplice anziano pensionato di origine calabrese possa influenzare, anzi dettare, la linea politica di un ex senatore della Repubblica italiana e assessore regionale quale Fosson», annota il pm. E Petullà è vicino ai Di Donato e ad Antonio Raso, «esponenti della locale» della cosca. I carabinieri di Aosta hanno anche documentato un incontro tra Fosson e Raso, nel ristorante di quest'ultimo, «per parlare delle elezioni regionali, ma il discorso avviene a voce bassissima e si riescono a comprendere solo brevissimi passaggi». Il 4 maggio 2018 anche l'allora presidente Viérin «ha incontrato Roberto Di Donato», riportano i Ros. E «gli effetti si vedono già il 12 maggio quando presso il bar Nord, quello a maggior densità di calabresi, viene organizzato un aperitivo in favore di Viérin al chiaro scopo elettorale».

Il dettaglio definito «inquietante», per il pm, è proprio che sono «tre gli ex presidenti della Regione Valle d'Aosta ( Rollandin, Viérin e Pierluigi Marquis, ndr) che in campagna elettorale si incontrano o cercano di incontrare proprio i fratelli Di Donato». Ai quali «è riconosciuta dai politici una leadership in seno alla comunità valdostana di origine calabrese e quindi ritenuti capaci di catalizzare numerose preferenze elettorali condizionando la vittoria». Un quadro definito dal pm «allarmante».

La maggioranza regionale è pronta ad aprire la crisi.

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