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Il Vaticano manda alla sbarra il vescovo pedofilo

Era stato ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede proprio un anno fa, adesso per l'ex nunzio apostolico a Santo Domingo, Jozef Wesolowski, si apriranno le porte del tribunale ordinario Vaticano. L'ex arcivescovo polacco, accusato di abusi su minori e detenzione di materiale pedopornografico, è stato rinviato a giudizio su decisione del presidente del tribunale dello Stato della Città del Vaticano. «Sulla pedofilia non ci saranno figli di papà, non ci saranno privilegiati» aveva tuonato Papa Francesco e così, tre anni dopo il processo a Paolo Gabriele, il maggiordomo condannato e poi perdonato per aver rubato i documenti riservati di Papa Benedetto XVI, il prossimo 11 luglio verrà celebrata la prima udienza pubblica del processo all'ex prelato, attualmente agli arresti domiciliari in Vaticano per motivi di salute. Wesolowski (che ha presentato appello per la condanna canonica di dimissione dallo stato clericale e che su ordine di Papa Francesco era stato arrestato su territorio Vaticano lo scorso settembre) rischia tra i 6 e i 7 anni di carcere ma non è escluso che in caso di condanna, possa esser estradato in Polonia per scontare la pena, probabilmente ai domiciliari. Nel fascicolo del promotore di giustizia vaticano son finite valanghe di prove ai danni dell'ex diplomatico della Santa Sede e, si legge in una nota, «gli vengono contestati taluni reati commessi sia durante il suo soggiorno a Roma dall'agosto 2013 sino al momento del suo arresto, sia nel periodo trascorso nella Repubblica Dominicana, nei cinque anni in cui ha ricoperto l'Ufficio di Nunzio Apostolico, ufficio da cui si è dimesso il 21 agosto 2013». Per quanto riguarda i reati commessi a Santo Domingo, si parla di abusi su minori (l'ex presule, secondo la stampa dominicana, era solito raggiungere i sobborghi del centro città per adescare ragazzini) per quelli commessi a Roma, invece, si contesta all'ex arcivescovo polacco la detenzione di materiale pedopornografico, reato introdotto da Papa Francesco pochi mesi dopo la sua elezione. Sul pc di Wesolowski infatti erano state ritrovate oltre 100.000 foto e video a sfondo sessuale e 45.000 immagini pornografiche cancellate dal disco fisso. Il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, ha spiegato che la giustizia ordinaria vaticana potrà «disporre sia di perizie tecniche sugli apparati informatici utilizzati dall'imputato, sia eventualmente di forme di cooperazione giudiziale internazionale per la valutazione delle prove testimoniali provenienti dalle competenti autorità di Santo Domingo».

Non a caso, il 3 dicembre scorso il Procuratore Generale della Repubblica Dominicana aveva chiesto e ottenuto un incontro con il Promotore di Giustizia del Tribunale Vaticano, Gian Piero Milano, per valutare l'eventualità di una rogatoria internazionale da parte vaticana per acquisire ulteriori elementi d'indagine.

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