Vatileaks, il giallo del contabile silurato. "Io minacciato". La replica: "Era una spia"

Milone: "Papa ingannato su di me". La Santa Sede: "Indagava illegalmente"

Vatileaks, il giallo del contabile silurato. "Io minacciato". La replica: "Era una spia"

Un nuovo caso di spionaggio e lotta di poteri scuote il Vaticano. É quello che riguarda Libero Milone, fino al 19 giugno revisore generale dei conti della Santa Sede, che in una lunga intervista al Corriere della Sera, al Wall Street Journal, alla Reuters e a Sky Tg24 affida il suo atto d'accusa. «Non mi sono dimesso volontariamente, sono stato costretto e sono stato minacciato di arresto». Ma il Vaticano non ci sta e replica immediatamente: «Risulta purtroppo si legge nella nota che l'Ufficio diretto dal dottor Milone, esulando dalle sue competenze, ha illegalmente incaricato una società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede». Sollevato dall'incarico perché accusato di spionaggio.

Milone racconta che monsignor Angelo Becciu, sostituto alla segreteria di Stato, gli ha comunicato a metà giugno che il rapporto di fiducia col Papa era stato interrotto. «Il Santo Padre chiedeva le mie dimissioni afferma Milone - ne domandai i motivi, e me ne fornì alcuni che mi parvero incredibili. Risposi che le accuse erano false e costruite per ingannare sia lui che Francesco. Mi recai alla Gendarmeria vaticana dove notai subito un comportamento aggressivo. Sono stato minacciato di arresto. Il capo della Gendarmeria mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera che avevano già pronta».

«La Santa Sede prende atto con sorpresa e rammarico delle dichiarazioni rilasciate dal dottor Libero Milone prosegue la nota vaticana in questo modo egli è venuto meno all'accordo di tenere riservati i motivi delle sue dimissioni dall'ufficio». E ricorda, il Vaticano, che «il compito del revisore generale è quello di analizzare i bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate». Le attività di Milone sono andate oltre. E questo afferma la Santa Sede «oltre a costituire un reato, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel dottor Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni». Per quanto riguarda invece le accuse al corpo della gendarmeria vaticana, il Vaticano fa presente che «le indagini sono state condotte con ogni scrupolo e nel rispetto della persona».

«Parlo solo ora perché volevo vedere cosa sarebbe successo dopo le mie dimissioni del 19 giugno spiega Milone . In questi tre mesi dal Vaticano sono filtrate notizie offensive per la mia reputazione e la mia professionalità. Non potevo più permettere che un piccolo gruppo di potere esponesse la mia persona per i suoi loschi giochi. Mi spiace molto per il Papa. Nell'ultimo anno e mezzo mi hanno impedito di vederlo. Evidentemente non volevano che gli riferissi alcune cose che avevo visto. Volevo fare del bene alla Chiesa, riformarla come mi era stato chiesto. Non me l'hanno consentito».

Milone accusa «il vecchio potere che è ancora tutto lì». Un potere che «si è sentito minacciato quando ha capito che potevo riferire al Papa e a Parolin quanto avevo visto nei conti». Insomma, i grattacapi per Bergoglio sembrano non finire.

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