Antonio SignoriniRoma La vecchia «Ditta» democratica dice di volere riprendersi capitale e asset strategici del Pd, finiti non si sa come nelle mani di Matteo Renzi. Assicura di avere la forza per portare il programma a termine, cerca di presentarsi come l'unico autentico partito e, alla kermesse di Sinistra riformista a Perugia, chiede che sia restituito il maltolto. «Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io», ha attaccato l'ex segretario Pier Luigi Bersani. Una risposta che ha innanzitutto una spiegazione contingente. È la reazione allo stesso Renzi che aveva accusato i precedessori di avere affossato l'Ulivo aprendo la strada a Berlusconi. «Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto. Se mi toccano l'Ulivo...». Ma l'uscita dell'ex segretario Pd è anche la dimostrazione che l'attuale segretario non è considerato parte del partito. Semmai un liquidatore. «Io, assieme ad altri, sto cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l'impressione, invece, che il segretario voglia cacciarla fuori. Il segretario deve fare la sintesi, non deve insultare un pezzo di partito», ha spiegato Bersani. Presa di posizione forte, ma non radicale come quelle recenti di Massimo D'Alema che ormai considera compromesso il partito stesso. La sinistra interna cerca di restare in gioco. Ma incassa reazioni di rito. Nessuno della segreteria si è presentato a Perugia. E la risposta politica alla dichiarazione di guerra è arrivata con un comunicato dei vicesegretari Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani: «Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne». Nel Pd c'è spazio, ma solo per chi voglia lavorare per sostenere il governo.La sinistra, invece, annuncia di fatto opposizione anche contro l'esecutivo. Ha incoronato Roberto Speranza leader e cerca di rimettere in piedi una opposizione alla segreteria. «Qui sono passate più di mille persone in tre giorni. Questo partito e questa comunità è molto più forte di quello che sembra». «No, non restiamo nel Partito democratico, noi siamo il Partito democratico», ha aggiunto. L'intenzione è «costruire una alternativa nel Pd e nella agenda di governo». Speranza dice che farà la sua parte, che da oggi inizia la campagna elettorale interna per sostituire Renzi, ma non si candida direttamente.Sicuri che la legislatura non arriverà a termine e che la segreteria Renzi ormai scricchioli. «Aveva anche iniziato con piglio convocando la segreteria verso l'alba. Ma l'ultima riunione risale al luglio dell'anno scorso: siamo un pochino oltre il tramonto. Glielo dico amichevolmente, come farebbe lui. Matteo, va bene anche a mezzogiorno, non serve alle sette. Ma se ce la fate vedetevi prima dell'estate perché c'è materia», è l'appello di Gianni Cuperlo.
Gli inviti a fare il congresso sono destinati a fallire ancora. La battaglia della «ditta» di sposta in periferia. «Un congresso circolo per circolo», annuncia Speranza. Sempre che gli oppositori trovino qualcuno dentro circoli e sezioni del Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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