La vedova Erika o Vance per guidare il movimento

Turning Point cerca un leader. La moglie pronta a scendere in campo, il ruolo del vice presidente

La vedova Erika o Vance per guidare il movimento
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Ieri è stato il giorno del lutto in memoria di Charlie Kirk con un funerale a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone a testimonianza dell'enorme consenso che le idee e le parole di Kirk hanno suscitato tra i giovani americani e non solo. Da oggi però inevitabilmente si apre una nuova fase in Turning Point, il movimento di cui è stato fondatore e principale animatore. La domanda sorge spontanea: chi raccoglierà l'eredità di Kirk? O, per formularla in modo più corretto, è possibile raccogliere l'eredità di Kirk?

Difficilmente potrà esserci una persona simile al giovane attivista conservatore per carisma, doti comunicative e capacità di arrivare ai giovani. Ma pensare che l'attività di Turning Point possa terminare con l'uccisione di Kirk significherebbe in primis non onorare la sua memoria. Occorre partire dal presupposto che, chiunque raccoglierà la sua eredità, dovrà farlo senza distanziarsi dalla linea data da Kirk al movimento e muoversi nel suo solco.

La figura che senza dubbio ha già assunto un ruolo centrale in questo processo è Erika Kirk, la moglie di Charlie. Visibilmente provata dall'uccisione di suo marito e del padre dei suoi figli, già la scorsa settimana aveva detto in un discorso: "Charlie, ti prometto che non lascerò mai morire la tua eredità, tesoro". E aveva aggiunto: "Ti prometto che renderò Turning Point Usa la cosa più grande che questa nazione abbia mai visto".

Da qui la notizia della conferma dei prossimi eventi tra cui il tour programmato nei campus universitari, "The American Comeback Tour". Erika ha sottolineato che "ci saranno ancora altri tour negli anni a venire" tra cui l'Americafest, la conferenza annuale di Turning Point Usa. "La voce di mio marito rimarrà" ha aggiunto, spiegando che "il programma radiofonico e podcast di cui Charlie era così orgoglioso continuerà". A conferma di queste parole la scorsa settimana Erika Kirk è stata nominata Ceo di Turning Point, una realtà che riceve decine di milioni di dollari l'anno in donazioni ed è presente in oltre 850 università americane.

Chi senza dubbio porterà avanti politicamente le battaglie e le istanze di Kirk è il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance che aveva con lui un rapporto profondo e a cui deve molto nella propria ascesa politica. Ci sono anche altre figure nel mondo giornalistico e comunicativo repubblicano americano che hanno punti in comune (ma anche varie differenze) con Kirk, da Ben Shapiro promotore di The Daily Wire all'ex anchorman di Fox Tucker Carlson.

Isaac Stanley Becker ha pubblicato su The Atlantic un articolo intitolato "Cosa mi ha raccontato Charlie Kirk sulla sua eredità. Non voleva solo vincere le elezioni. Voleva conquistare una generazione", in cui scrive: "Kirk si stava avvicinando ai 30 anni e mi chiedevo cosa sarebbe successo dopo. Come si fa a gestire un'organizzazione giovanile se non si hanno più 20 o 30 anni? gli chiesi. Mi rispose che era fiducioso del suo lascito e che non si considerava il simbolo di un gruppo studentesco, ma il leader di un colosso dell'istruzione. Si possono gestire università a 30, 40, 50, 60, 70 anni, mi disse". Parole che rilette oggi colpiscono ancora di più.

Il giorno successivo il suo funerale sul sito di Turning Point campeggia la scritta "La lotta continua" e un testo in cui si legge: "Il fuoco acceso da Charlie arde più forte che mai. Ora la responsabilità è nostra. Onoreremo la sua eredità andando avanti, senza rallentare, senza arrenderci. Questo non è il momento di preservare ciò che è stato costruito.

Questo è il momento di lottare con più impegno, crescere più velocemente e liberare il vero potere della macchina popolare creata da Charlie". Forse è proprio questa la vera eredità di Kirk e non c'è una singola persona destinata a conservarla ma farlo è compito di ognuno di noi.

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