Politica

Le vedove inconsolabili di Giuseppi

Spezza il cuore leggere gli editoriali delle vedove inconsolabili di Giuseppe Conte. Prendono allo stomaco i lamenti funebri delle prefiche post grilline

Le vedove inconsolabili di Giuseppi

Spezza il cuore leggere gli editoriali delle vedove inconsolabili di Giuseppe Conte. Prendono allo stomaco i lamenti funebri delle prefiche post grilline. Un dolore che merita rispetto, una tendenza ad esaltare le qualità del dipartito screditando i meriti del subentrato che va compresa. Va compresa, ma non per questo accettata. Niente di più falso, infatti, della retorica in base alla quale col Draghi 1 nulla di sostanziale sia in effetti cambiato rispetto al Cont 2. A poco più di due settimane dal completamento della squadra di governo, le novità sono già molte. Così, alla rinfusa: un piano vaccini antitetico rispetto al precedente, il blocco delle esportazioni di vaccini dall'Europa, il passaggio dai ristori ai risarcimenti, l'addio ai codici Ateco, la sospensione del Durc come condizione per accedere ai risarcimenti, lo stop alle cartelle esattoriali, la semplificazione delle procedure per le opere pubbliche, la riforma della Pubblica amministrazione, l'annunciata sterilizzazione dell'abolizione della prescrizione, i fondi aggiuntivi per le scuole paritarie, l'addio ai Dpcm, l'annuncio dei provvedimenti con congruo anticipo rispetto alla loro entrata in vigore, la cessione da parte del premier della delega sui servizi segreti, la chiarezza dell'ancoraggio atlantista... La discontinuità è evidente. Ma soprattutto è evidente il cambio di passo: i passi, ora, sono veloci e per la prima volta da un anno a questa parte si ha l'impressione che seguano una direzione precisa. Una logica generale, una visione politica complessiva coerente con un'idea concreta di Paese e di sviluppo. Lo si vedrà soprattutto col Piano nazionale di ripresa e resilienza, che era la vera mission di Draghi, giocoforza eclissata mediaticamente dalla recrudescenza dei contagi.

È stato osservato, e anche questa è una novità, che Draghi parla poco e quando parla pochissimo si preoccupa di rendersi «simpatico». Un rigore che rende onore all'uomo, ma rischia di indebolire il politico. Se vuole evitare che i partiti della maggioranza cedano alla tentazione di abbandonarsi a distinguo di breve respiro, Draghi dev'essere forte di un consenso indiscutibile. E il consenso dipende poco dalla ragione e molto dai sentimenti. Sentimenti che vanno alimentati aprendo un canale di comunicazione col Paese senza per questo cedere al narcisismo o alla demagogia. Siamo certi che Mario Draghi saprà farlo.

E siamo altrettanto certi che saprà trovare parole di conforto per le vedove inconsolabili dell'avvocato Giuseppe Conte.

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